Nel vivo i lavori del
sesto Forum Mondiale dell'Acqua in corso a Marsiglia, a cui partecipano duemila delegazioni
di 140 paesi, politici, enti locali, aziende, Ong e gruppi ecologisti. La Santa
Sede è presente con tre membri del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace,
che ha elaborato il documento "Acqua, un elemento essenziale per la vita". Prendendo
le mosse dalla constatazione che oltre un miliardo di persone vive con meno di 20
litri al giorno, il Forum pone sul tavolo ciò che deve essere fatto entro i prossimi
40 anni. Federutility, presente alle sessioni del Forum, condivide la proposta
del Vaticano di istituire una sorta di governance globale per garantire a tutti il
diritto di accesso all'acqua e accoglie con favore la proposta dell'on. Migliori di
creare una rete parlamentare a livello europeo, concordata con i rappresentanti parlamentari
francesi, per estendere una normativa quadro in base alla quale i governi destinino
l'1% alla cooperazione internazionale in materia di gestione di risorse idriche. Riduzione
dell’utilizzo, recupero di risorse laddove è possibile, investimenti sulle infrastrutture
per rinnovarle e per evitare perdite. Questi i temi più discussi. Sul fronte tariffe,
Federutilityauspica tariffe sostenibili, cioè eque per i servizi
si forniscono. E ricorda che l’Italia ha un 30% di acque reflue non depurate. "Ci
troviamo in una situazione imbarazzante di fronte agli altri paesi europei", afferma
la vice presidente Gaia Checcucci, sollineando che l’acqua è un bene collettivo. Rosario
Lembo, Presidente del Comitato italiano per il Contratto Mondiale sull'acqua (che
partecipa al Forum alternativo sull'acqua, sempre a Marsiglia), precisa che "compete
agli Stati e alla comunità internazionale salvaguardare e promuovere il diritto all’acqua
da parte di tutti. La questione non si può inserire in una logica tariffaria ma di
responsabilità collettiva. Bisogna uscire da una logica caritativa. Perché non sono
le imprese a destinare alla solidarietà per l'acqua una quota dei loro profitti o
perché non ci pensano gli Stati, sottraendo una parte di Pil destinata agli armamenti?
Perché devono farlo i cittadini? Ci sono altre modalità di recupero di denaro per
garantire il diritto dell’acqua a tutti". (di Antonella Palermo)