2012-03-13 15:55:21

Il cardinale Ravasi: in Dante mirabile intreccio di cultura e teologia


Il Pontificio Consiglio della Cultura ha annunciato la costituzione di un "Comitato scientifico-organizzativo" per la realizzazione di eventi ed iniziative in vista delle celebrazioni del VII Centenario della morte di Dante Alighieri, che ricorrerà nel 2021. Il Comitato esprime la volontà della Santa Sede di celebrare degnamente, come già in passato, il Sommo Poeta, ed è presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nonché neopresidente della "Casa di Dante" in Roma. Previste iniziative di ricerca, anche in campo teologico, e l’individuazione di nuovi metodi di insegnamento per far appassionare i giovani alla figura di Dante. Sulle motivazioni di fondo della costituzione del Comitato, Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale Ravasi:RealAudioMP3

R. - C’è un dato di fatto iniziale abbastanza curioso. Io sono contemporaneamente presidente di un’istituzione dedicata a Dante, propria della comunità civile italiana, cioè la "Casa di Dante", e dall’altra parte sono presidente, per ragioni anche d’ufficio, di questa Commissione dantesca istituita dalla Santa Sede, dal Pontificio Consiglio della Cultura, per queste celebrazioni. E questo è significativo perché Dante è “nostro” nel senso che è proprio del mondo ecclesiale: pensiamo alla sua grande figura teologica, ma anche alla sua passione ecclesiale, anche critica, pensiamo alla sua testimonianza di credente adamantino. Ma, dall’altra parte, è anche certamente il grande padre della cultura non solo italiana. È una delle grandi figure universali della cultura e della poesia in particolare. Credo che per questo motivo sia significativo che questo avvio sia condotto in parallelo e io cercherò sempre di dialogare con tutte le istituzioni dello Stato italiano o di altre nazionalità proprio perché Dante costituisce forse il nodo d’oro che tiene insieme le diversità culturali, che tiene insieme le diverse ricerche. Abbiamo davanti ormai 8-9 anni di tempo per poter camminare fare un vero e proprio itinerario e arrivare a quella data del 2021, nella quale forse potremmo ripetere quello che è stato fatto nel 1921, quando in quell’occasione Benedetto XV scrisse e mise, notiamo bene, un’Enciclica su Dante Alighieri. Noi speriamo che la Chiesa in quel momento, dopo aver fatto tante celebrazioni, possa anche presentare Dante al mondo intero come un soggetto, un tema che è non soltanto culturale ma anche strettamente teologico.

D. - A prima vista, si stratta di un personaggio fin troppo conosciuto, fa parte della nostra formazione scolastica. C’è la necessità di dare un nuovo volto a questo autore...

R. - Io penso che il nuovo volto potrebbe essere lungo due lineamenti. Il primo è quello di cercare in tutti i modi di curare l’elemento didattico, quasi didascalico. Purtroppo Dante, spesse volte, nella scuola viene presentato non in maniera affascinante, come merita, come è lui oggettivamente. Per questo, sarà opportuno impegnarci molto per la formazione dei docenti, ma soprattutto stimolare l’attenzione dei ragazzi nelle scuole e anche del grosso pubblico. L’emblema Benigni ne è la testimonianza. E' possibile che milioni e milioni di persone si fermino a una lettura di Dante, tutto sommato, neppure tanto esplicativa, direi quasi narrativa: proporre la parola in sé di Dante. Il secondo lineamento è quello di riportare ancora l’arte a confrontarsi con la Divina Commedia, l’arte in tutte le sue forme. Posso annunciare, per esempio, che si sta pensando, attraverso un mio amico molto celebre, Riccardo Muti, di coinvolgere anche Arvo Pärt facendogli preparare un testo musicale su una pagina dantesca. Ma penso anche alla pittura, alla scultura, alla fotografia stessa che sappia evocare le grandi emozioni di quel poema. (bf)







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