2012-03-13 13:58:46

Brazzaville ancora sconvolta dalle esplosioni del 4 marzo


A Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo, si procede in questi giorni all’identificazione e alla sepoltura delle vittime delle esplosioni avvenute domenica 4 marzo. Due giorni fa ci sono stati i funerali delle prime 145 persone identificate e sepolte al cimitero del centro della capitale. Ma poi c’è stato il ritrovamento di altri 27 corpi sotto le macerie. Le esplosioni sono avvenute nel deposito di armi e munizioni di Mpila, un quartiere nord-orientale di Brazzaville. Il quotidiano locale ‘Les dépêches de Brazzaville’, ripreso dall'agenzia Misna, riferisce che da ora in poi i corpi delle altre vittime verranno tumulati nello stesso luogo man mano che saranno identificati. Il giornale precisa che “i morti della tragedia di Mpila vengono sepolti accanto a quelli della strage aerea del velivolo della compagnia francese Uta nell’attentato del 19 settembre 1989 che fece 48 vittime”. Domenica è stata la giornata dell’omaggio ufficiale della nazione con una cerimonia tenutasi sulla spianata del Palazzo dei congressi, nel centro della capitale, in presenza delle massime autorità congolesi, dei rappresentanti di Paesi africani ma non solo. Un corteo di dieci veicoli che trasportava le bare, ricoperte di fiori e della bandiera congolese, ha attraversato le vie di Brazzaville sotto gli occhi di migliaia di cittadini, tutti vestiti di nero e di bianco. I media locali sottolineano che la cerimonia si è svolta in presenza di un folto numero di agenti di polizia e militari dispiegati dalle autorità che temevano possibili incidenti a causa del sentimento crescente di rabbia e ingiustizia tra la popolazione. La cerimonia ‘ufficiale’, durata due ore, è stata seguita da un culto ecumenico per i fedeli delle tre principali confessioni: cattolica, protestante e africana Kibanguiste. Omelie e preghiere sono state pronunciate dall’arcivescovo di Brazzaville, mons. Anatole Milandou, e dal responsabile delle ‘Chiese del risveglio del Congo’, Germain Loubota. Mons. Milandou ha invitato i fedeli a “non sprofondare nella disperazione”. Loubota ha chiesto perdono per “tutti gli errori dei dirigenti del Paese che hanno ripercussioni sul popolo”. A dieci giorni dall’incidente, dopo il panico e l’emergenza umanitaria, sta crescendo il malcontento nei confronti del governo che custodisce grandi quantità di armi in condizioni precarie e in zone densamente popolate. In base all’ultimo bilancio diffuso dal governo le vittime accertate sono 223; più di 2300 persone sono ferite e 14.000 sono senzatetto. Per l’Ong britannica ‘Mag’, che collabora con l’esercito congolese, “è ancora troppo pericoloso intervenire in alcune zone per lo sminamento: servono tante precauzioni per l’incolumità degli agenti e per evitare nuovi incidenti ai danni dei civili”. (F.S.)







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