2012-03-12 15:59:23

Parkur, acrobazie sul muro: lo sport dei ragazzi di Gaza


Si chiama Parkur o Free Running, la disciplina sportiva acrobatica che vuole superare ostacoli insormontabili, con le abilità del corpo e la concentrazione mentale. Nata in contesti di periferie urbane, sembra tagliata su misura per quei luoghi pieni di muri, tunnel, barriere e occupazioni militari. Da Gaza, a parlare di questo sport dal valore simbolico e delle dure condizioni di vita di un milione e mezzo di persone - il 70% giovani - arrivano Ibrahim, Abedalla, Mohammed e Jehad, quattro ragazzi un po’ funamboli un po’ sognatori. Due di loro li ha incontrati Luca Attanasio:

D. - Mohammed, il parkur è una disciplina che sembra pensata proprio per Gaza ...

R. – (parole in arabo)
Per Gaza, questo sport è un vero e proprio stile di vita. In una situazione come questa - dove tra oppressione, assedi, occupazioni e bombardamenti si vive una vita difficile e pericolosa - questo sport è da considerarsi come una vera filosofia di vita. Ma c’è anche l’aspetto pratico nella vita quotidiana dove ci si imbatte in ostacoli, non solo lungo le strade ma ovunque ... Il nostro sogno era quello di superare questi ostacoli imposti dagli israeliani, che ci impediscono tutt’ora di uscire da Gaza. Con questo sport siamo riusciti ad uscire e a portare un messaggio di speranza.

D. – Jehad, il parkur è un messaggio di pace?

R. – (parole in arabo)
Sì. Il parkur per noi è un messaggio di pace. Non vogliamo essere nemici di nessuno, semplicemente vogliamo essere noi stessi e vivere i nostri diritti.

D. – Parliamo di Gaza. Quali sono i problemi principali che voi e le vostre famiglie vivete ogni giorno?

R. – (parole in arabo)
I nostri diritti sono annullati in tutti i sensi. Noi non abbiamo il diritto di muoverci liberamente e spostarci da un posto all’altro; ci è negata anche la possibilità di relazionarci alle persone lontane da Gaza. L’elettricità a Gaza arriva solo per alcune ore, non abbiamo sufficiente carburante e per questo non ci sono né trasporti né elettricità, o beni di prima necessità. Il parkur è uno strumento notevole: se mi dovessi trovare di fronte ad un muro – come può essere quello dell’apartheid o qualsiasi altro ostacolo - faccio mille tentativi finché non riesco a superarlo. Questo sport ci aiuta a non arrenderci davanti alle tante difficoltà.

D. – Gaza è il vostro futuro o nei vostri sogni c’è qualcosa di diverso?

R. – (parole in arabo)
All’inizio si è cominciato a praticare questo sport per fare ginnastica, poi la cosa si è trasformata perché i ragazzi hanno incominciato a credere veramente in quello che fanno. Vedono il loro futuro a Gaza e vogliono aiutare Gaza. Da parte, mia spero che il parkur possa aiutare la popolazione di Gaza a recuperare i propri diritti. (cp)








All the contents on this site are copyrighted ©.