Istat: Italia ufficialmente in recessione. Spread in calo ma italiani più poveri
Dopo sei mesi consecutivi in cui il Prodotto interno lordo (Pil) dell’Italia è in
negativo, è arrivata oggi la conferma dall’Istat: il Paese è tecnicamente e ufficialmente
in recessione. Ma se il debito pubblico italiano non è più sotto attacco dei mercati,
perché continuano le difficoltà degli italiani? Il servizio di Massimo Pittarello:
L’Italia è tecnicamente
in recessione. Il Pil nel quarto trimestre del 2011 è in flessione dello 0,7% rispetto
ai tre mesi precedenti. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che da un semestre l’economia
italiana è in costante calo congiunturale, ufficializzando così la condizione di recessione.
In crisi diverse componenti economiche: le importazioni sono scese del 2,5%, dello
0,4% i consumi delle famiglie, dello 0,1% la spesa della pubblica amministrazione
e dello 0,5% gli investimenti fissi lordi. Per quest'anno, la previsione continua
a essere negativa, con il Pil stimato in flessione dello -0,5%. Insomma, se il debito
pubblico italiano non è più sotto attacco per i mercati internazionali, per i cittadini
la situazione reale peggiora e l’economia non accenna a riprendersi. Il perché di
questo squilibrio lo spiega l’economista, Giacomo Vaciago:
R. – C’è
un pessimismo reale e fa bene ai mercati. Stiamo tirando la cinghia: con la manovra
Monti e la manovra Draghi – Draghi ha dato più liquidità, Monti ci sottrae reddito
e ci riduce il deficit attraverso l’aumento delle tasse – c’è quindi una percezione
che la nostra situazione non è più sotto controllo. Ma naturalmente – come quando
ti sei fatto male e le medicine iniziano a curarti – il sollievo non è rapido. Prima
o poi ne usciremo meglio, nel frattempo, stiamo soffrendo di più. I mercati plaudono
a questa nostra capacità di flagellarci, perché la ritengono indispensabile e utile.
Attenzione, non siamo la Grecia. La Grecia si fa anche lei del male, ma questo aggrava
i suoi problemi. Nel nostro caso, il male che ci facciamo è sufficiente a rimediare
i nostri problemi. Per questo motivo Monti è stato applaudito e Papademos no. Così
anche in Spagna, che tira un po’ la cinghia ma non abbastanza. E' un po’ in recessione,
ma non è sufficiente e quindi, in questo momento, i mercati vogliono più bene a noi
che alla Spagna.
D. – Perché se non siamo più sull’orlo del baratro, come ha
detto il presidente del consiglio Monti, in realtà la gente nelle tasche ha sempre
meno soldi per andare a fare la spesa?
R. – Per il 2012 ahimè è così, e non
sono nemmeno sicuro che con marzo il peggio sia superato. Probabilmente peggiorerà
ancora un po’ nei prossimi mesi: ci sono ancora aziende che chiudono e licenziano
da qui a giugno e settembre. Poi, come ci ha detto Draghi l’altro giorno, lentamente
da settembre cominceremo a stare meno peggio, cioè: la temperatura scende, la febbre
è minore e quindi qualcuno incomincia a star meglio. Attenzione, anche oggi il mondo
è molto variegato: ci sono molti milionari nuovi, abbiamo più poveri e più ricchi
e quindi il dato medio è meno utile, ma bisogna capire anche che in media il Paese
non cresce.
D. – E’ come se si stesse disintegrando quella classe media che,
nel corso degli anni, dal dopoguerra in poi, aveva sopito i conflitti industriali
della lotta di classe?
R. – Creando speranze, l’operaio che sta meglio si può
permettere un tenore di vita da piccolo borghese. Oggi, quelle speranze si sono dissolte
e c’è meno ottimismo sul futuro. (cp)