2012-03-12 14:30:04

Istat: Italia ufficialmente in recessione. Spread in calo ma italiani più poveri


Dopo sei mesi consecutivi in cui il Prodotto interno lordo (Pil) dell’Italia è in negativo, è arrivata oggi la conferma dall’Istat: il Paese è tecnicamente e ufficialmente in recessione. Ma se il debito pubblico italiano non è più sotto attacco dei mercati, perché continuano le difficoltà degli italiani? Il servizio di Massimo Pittarello:RealAudioMP3

L’Italia è tecnicamente in recessione. Il Pil nel quarto trimestre del 2011 è in flessione dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che da un semestre l’economia italiana è in costante calo congiunturale, ufficializzando così la condizione di recessione. In crisi diverse componenti economiche: le importazioni sono scese del 2,5%, dello 0,4% i consumi delle famiglie, dello 0,1% la spesa della pubblica amministrazione e dello 0,5% gli investimenti fissi lordi. Per quest'anno, la previsione continua a essere negativa, con il Pil stimato in flessione dello -0,5%. Insomma, se il debito pubblico italiano non è più sotto attacco per i mercati internazionali, per i cittadini la situazione reale peggiora e l’economia non accenna a riprendersi. Il perché di questo squilibrio lo spiega l’economista, Giacomo Vaciago:

R. – C’è un pessimismo reale e fa bene ai mercati. Stiamo tirando la cinghia: con la manovra Monti e la manovra Draghi – Draghi ha dato più liquidità, Monti ci sottrae reddito e ci riduce il deficit attraverso l’aumento delle tasse – c’è quindi una percezione che la nostra situazione non è più sotto controllo. Ma naturalmente – come quando ti sei fatto male e le medicine iniziano a curarti – il sollievo non è rapido. Prima o poi ne usciremo meglio, nel frattempo, stiamo soffrendo di più. I mercati plaudono a questa nostra capacità di flagellarci, perché la ritengono indispensabile e utile. Attenzione, non siamo la Grecia. La Grecia si fa anche lei del male, ma questo aggrava i suoi problemi. Nel nostro caso, il male che ci facciamo è sufficiente a rimediare i nostri problemi. Per questo motivo Monti è stato applaudito e Papademos no. Così anche in Spagna, che tira un po’ la cinghia ma non abbastanza. E' un po’ in recessione, ma non è sufficiente e quindi, in questo momento, i mercati vogliono più bene a noi che alla Spagna.

D. – Perché se non siamo più sull’orlo del baratro, come ha detto il presidente del consiglio Monti, in realtà la gente nelle tasche ha sempre meno soldi per andare a fare la spesa?

R. – Per il 2012 ahimè è così, e non sono nemmeno sicuro che con marzo il peggio sia superato. Probabilmente peggiorerà ancora un po’ nei prossimi mesi: ci sono ancora aziende che chiudono e licenziano da qui a giugno e settembre. Poi, come ci ha detto Draghi l’altro giorno, lentamente da settembre cominceremo a stare meno peggio, cioè: la temperatura scende, la febbre è minore e quindi qualcuno incomincia a star meglio. Attenzione, anche oggi il mondo è molto variegato: ci sono molti milionari nuovi, abbiamo più poveri e più ricchi e quindi il dato medio è meno utile, ma bisogna capire anche che in media il Paese non cresce.

D. – E’ come se si stesse disintegrando quella classe media che, nel corso degli anni, dal dopoguerra in poi, aveva sopito i conflitti industriali della lotta di classe?

R. – Creando speranze, l’operaio che sta meglio si può permettere un tenore di vita da piccolo borghese. Oggi, quelle speranze si sono dissolte e c’è meno ottimismo sul futuro. (cp)







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