Attacchi contro i cristiani in Nigeria, l'arcivescovo di Jos: i leader religiosi affrontino
le radici della violenza
In Nigeria, altri tre cristiani sono stati uccisi stamani in un attacco compiuto in
un villaggio vicino la città di Jos, dove ieri un’autobomba aveva causato la morte
di almeno dieci persone. L’attentato di ieri, sferrato contro una chiesa cattolica,
è stato seguito da una rappresaglia contro la comunità musulmana, ritenuta responsabile
dell’attacco. Secondo alcune fonti locali, i morti di ieri sarebbero in tutto 21.
Gli attentati non sono stati rivendicati, ma tutto lascia pensare ad un’azione del
gruppo islamista “Boko Haram”. Per una testimonianza sulla situazione in Nigeria,
Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius
Kaigama:
R. - La situazione
è ancora grave: a Jos ci sono tanti morti e feriti. A distanza di due settimane, lo
stesso gruppo ha attaccato un’altra chiesa. Pensavamo che il peggio fosse finito,
ed invece ci siamo ritrovati a rivivere questo momento di dolore. I giovani e gli
adulti sono agitati, c’è frustrazione, perché questo evento si è ripetuto per la seconda
volta. Dipendiamo dal governo: il governo deve fare qualcosa, deve trovare la soluzione
per porre fine, in maniera definitiva, a questa situazione!
D. - Questi attentati
di "Boko Haram" rischiano anche di aprire una tensione tra musulmani e cristiani?
R.
- Tra musulmani e cristiani c’è sempre tensione. Però, quello del "Boko Haram" è un
fenomeno nuovo, poiché queste persone, non pensano in modo razionale, attaccano come
animali ed uccidono; non hanno valori umani. È un livello di fanatismo che dobbiamo
affrontare tutti noi, leader cristiani e leader musulmani insieme. Sono convinto che
ci sono musulmani che non hanno niente a che fare con questo gruppo fanatico. Ed io
continuo a ripetere che dobbiamo parlare, dobbiamo cercare di risalire alle ragioni
di questa violenza, dobbiamo continuare a dialogare e predicare l’amore e la riconciliazione.
D.
- Al governo invece si chiede di garantire la sicurezza…
R. - Ieri sera, il
governo dello Stato di Plateau, il capo della polizia ed altre personalità importanti
del governo sono venute da me. Abbiamo parlato a lungo su come poter affrontare questa
situazione. È compito loro cercare di trovare una soluzione, perché loro hanno i mezzi
per poter affrontare la situazione. Hanno le agenzie di sicurezza, le risorse. Sono
convinto che il governo e le agenzie di sicurezza - se collaboreranno - insieme troveranno
una soluzione alla vicenda. (bi)