2012-03-11 09:33:09

Ragazzi israeliani e palestinesi insieme per la pace: l'esperienza di Rondine


Una delegazione dell'Associazione Rondine, Cittadella della Pace, guidata dal presidente Franco Vaccari, è giunta nei giorni scorsi a Roma per celebrare il quindicesimo compleanno dell'organizzazione e lanciare un nuovo progetto, 'Sponda Sud', dedicato ai giovani protagonisti della Primavera araba. Nell'occasione i rappresentanti di Rondine, uno studentato internazionale in provincia di Arezzo che riunisce giovani provenienti da zone di conflitto, hanno partecipato all'udienza generale di mercoledì scorso. Fabio Colagrande ha intervistato due studenti dell'associazione: la palestinese Kameliah e l’israeliano Guy, chiedendo loro quali frutti hanno ottenuto dall'esperienza compiuta a Rondine.RealAudioMP3

D. - Kameliah, cos’è “Rondine”?

R. - “Rondine” non è solo una scuola di pace: per me è stata una scuola di vita, perché qui ho vissuto non solo con Guy ma anche con altre ragazze e ragazzi di altre culture. Paradossalmente, posso dire che ho litigato più con altri studenti che con Guy, che è israeliano. Ho scoperto che noi palestinesi ed israeliani, possiamo vivere insieme, è una cosa possibile. Quando invece ero a casa mia, in Palestina, non pensavo mai alla possibilità di poter vivere con un israeliano. Del conflitto tra di noi parliamo tranquillamente, non dico che non ne parliamo, anzi…

D. - Discutete anche …

R. - Sì. E discutiamo anche molto.

D. - Ma con una prospettiva forse diversa da quella che avevi quando ti trovavi in Palestina …

R. - Sì, certo. Prima di venire qui pensavo che avrei litigato molto con Guy, Helad e gli altri studenti israeliani. Nella mia testa c’era proprio il conflitto, pensavo che loro non fossero esseri umani, ed invece no. Quando mi sono trovata a confrontarmi con loro ho visto che, come me, non sono favorevoli a quello che sta succedendo in Terra Santa, non lo approvano.

D. - Guy, qual è la tua opinione su quello che ha appena detto la tua collega?

R. - Sono d’accordo con lei, dato che abbiamo condiviso, insieme, un processo molto lungo e molto intenso, un’esperienza che mi sembra difficile spiegare a parole perché forse, ancora, non l’ho capita appieno nemmeno io. Credo che passerà qualche decennio prima che io riesca a comprendere il peso che avrà quest’esperienza sulla mia vita e sul mio futuro. Mi sento comunque molto fortunato per aver avuto la possibilità di vivere quest’esperienza, di vivere a “Rondine” in questo microcosmo fatto di tanti popoli, di tante religioni e di tante culture. Mi ha insegnato soprattutto a conoscere meglio me stesso.

D. - Credi che il conflitto israelo-palestinese, se fosse affrontato nella prospettiva con cui lo state affrontando voi, come amici, colleghi e studenti a “Rondine”, potrebbe avviarsi verso una diversa soluzione?

R. - Sicuramente. La cosa che ho capito a “Rondine” è che i politici sbagliano. I nostri politici cercano di separare le persone, di costruire muri e Stati. Cercano l’indipendenza invece di cercare l’inter-dipendenza e la cooperazione. Invece di separare le persone, bisognerebbe farle convivere insieme e cercare di farle star bene insieme. E’ questa la chiave per la pace nel Medio Oriente e, secondo me, anche in tutti gli altri Paesi.

D. - Sei d’accordo, Kameliah?

R. - Sono d’accordissimo. (vv)







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