Il Papa all'Angelus: la violenza, strumento dell'anticristo, non serve all’umanità,
la disumanizza. Appello per il Madagascar
“La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza”: è quanto ha detto il Papa
all’Angelus, commentando il passo evangelico della cacciata dei mercanti dal Tempio,
davanti ad alcune migliaia di pellegrini radunati in Piazza San Pietro. Al termine
della preghiera mariana, Benedetto XVI ha lanciato un appello per le popolazioni del
Madagascar colpite da una devastante tempesta tropicale. Il servizio di Sergio
Centofanti.
Gesù scaccia
i mercanti dal Tempio di Gerusalemme: un episodio che poteva essere visto come un
gesto profetico e di denuncia, pur tra le domande dei Giudei che pretendevano un segno
per dimostrare che agisse veramente in nome di Dio. Ma la cacciata dei venditori dal
Tempio – sottolinea il Papa – “è stata anche interpretata in senso politico-rivoluzionario,
collocando Gesù nella linea del movimento degli zeloti … pronti ad usare la violenza”
per far rispettare la legge divina. Ai tempi di Gesù, infatti, “attendevano un Messia
che liberasse Israele dal dominio dei Romani”:
“Ma Gesù deluse questa attesa,
tanto che alcuni discepoli lo abbandonarono e Giuda Iscariota addirittura lo tradì.
In realtà, è impossibile interpretare Gesù come un violento: la violenza è contraria
al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità,
ma la disumanizza”.
Il monito di Gesù a non rendere la casa del Padre un
mercato ricorda quanto sta scritto in un Salmo: “Mi divora lo zelo per la tua casa”
(69,10). “Questo salmo – spiega il Papa - è un’invocazione di aiuto in una situazione
di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella
sua passione”:
“Lo zelo per il Padre e per la sua casa lo porterà fino alla
croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire
Dio mediante la violenza. Infatti il ‘segno’ che Gesù darà come prova della sua autorità
sarà proprio la sua morte e risurrezione. ‘Distruggete questo tempio – disse – e in
tre giorni lo farò risorgere’”.
E san Giovanni annota: “Egli parlava del
tempio del suo corpo” (Gv 2,20-21):
“Con la Pasqua di Gesù inizia un nuovo
culto, il culto dell’amore, e un nuovo tempio che è Lui stesso, Cristo risorto, mediante
il quale ogni credente può adorare Dio Padre ‘in spirito e verità’ (Gv 4,23)”.
Nei
saluti nelle altre lingue il Papa ha osservato che anche noi siamo un vero tempio
di Dio “se consentiamo a Gesù di prendere forma dentro di noi”; ma occorre rinunciare
“alle opere del male” e non avere “paura di cambiare le nostre abitudini e i nostri
comportamenti”. E’ nel Sacramento della penitenza – ha proseguito - che “il Signore
ci offre la possibilità di rinnovare costantemente questa presenza. Con ogni Confessione
Lui ci rinnova come tempio in cui Egli stesso prende dimora”.
Al termine dell’Angelus
il Papa ha rivolto il suo pensiero alle popolazioni del Madagascar, colpite nei giorni
scorsi da una violenta tempesta tropicale che ha causato oltre 70 morti e quasi 80
mila sfollati, distruggendo case e coltivazioni:
“Mentre assicuro la mia
preghiera per le vittime e per le famiglie maggiormente provate, auspico e incoraggio
il generoso soccorso della comunità internazionale”.