2012-03-10 14:17:01

"Fukushima": il libro di Alessandro Farruggia racconta il disastro nucleare


Cosa accadde realmente l'11 marzo 2011, in Giappone, quando un terremoto del nono grado e un terribile tsunami arrivarono a danneggiare la centrale nucleare di Fukushima? A dare un contributo di chiarezza è il libro “Fukushima”, scritto dal giornalista Alessandro Farruggia. Marina Tomarro gli ha chiesto come si sia potuta verificare la rottura di alcuni reattori, con la conseguente fuoriuscita di materiale radioattivo:RealAudioMP3

R. – E’ potuto accadere perché la Tepco, la società che gestiva la centrale, ha commesso una serie di errori molto gravi – mancanze progettuali, scarsa manutenzione – gravi errori nella disposizione degli impianti di emergenza. Sostanzialmente, quando è avvenuto il terremoto, undici centrali in Giappone sono andate in arresto di emergenza e soltanto in una si è verificato quello che si è verificato. Questo perché a Fukushima c’era una situazione ad alto rischio e non c’erano protezioni nel mare: la centrale era stata volutamente costruita a soltanto dieci metri di altezza dal livello dell’oceano, per risparmiare sui costi di pompaggio dell’acqua. Era una condizione nella quale, di fronte ad un terremoto molto forte e a uno tsunami, la centrale era veramente a rischio e purtroppo questo è accaduto.

D. – Quanta radioattività è fuoriuscita?

R. – Le ultime stime valutano un rilascio di cesio attorno al 40% della quantità che venne rilasciata a Chernobyl. Quindi, si tratta di quantità molto ampie. Fortunatamente, la maggior parte di questa radioattività è stata dispersa nell’Oceano e non sul Giappone. Abbiamo una fascia di circa una sessantina di chilometri che si estende verso nord, dove purtroppo nell’imminenza dell’incidente ci sono state delle piogge, delle nevicate, e queste zone saranno inabitabili per presumibilmente 20, 30, 40 anni. Nel resto del Giappone, c’è una presenza di radioattività più alta rispetto ai livelli normali, che determina conseguenze sulla produzione del cibo, quindi obbliga ad un monitoraggio attento e a blocchi della produzione, laddove la radioattività sia più alta del livello accettabile.

D. – Ma qual è la situazione attuale?

R. – I reattori sono tutti quanti in "cold shutdown", cioè in spegnimento a freddo, con temperature sotto i cento gradi e ovviamente una grande quantità di radioattività. Sotto la centrale ci sono ancora grandi quantità di acqua contaminata, che lentamente viene fatta filtrare da sistemi di purificazione, e, ovviamente, all’esterno della centrale, nel tratto di mare prospiciente c’è una notevole contaminazione di sedimenti che, adesso, si pensa di mettere sotto controllo, spandendo sul fondale marino una resina o del cemento – ancora non si è chiarito: si pensa cioè di cementificare il fondo marino per mantenere la contaminazione lì dove si trova. (ap)







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