P. Lombardi: Santa Sede impegnata per una piena trasparenza delle attività finanziarie
Il Rapporto annuale americano sulla “International Narcotics Control Strategy” ha
citato quest’anno la Santa Sede nella lista dei Paesi oggetto di “concern” dal punto
di vista del riciclaggio di denaro o altri crimini finanziari. Ciò ha richiamato una
certa attenzione e dato luogo a diversi commenti spesso non bene informati. In proposito
abbiamo posto alcune domande al direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi:
D. - Padre
Lombardi, il Rapporto americano ha suscitato interrogativi, perché inserisce la Santa
Sede fra i Paesi oggetto di “concern”…
R. - Anzitutto bisogna osservare bene
con quali criteri i vari Paesi vengono inseriti nelle diverse liste del Rapporto.
Si tratta di una serie complessa di criteri, tra cui si trovano sia i volumi di flussi
di denaro oggetto di riciclaggio, sia le normative attuate nel campo della lotta al
riciclaggio, sia altri fattori. Tanto vero che nella lista dei Paesi oggetto di “primary
concern”, quindi di maggiore attenzione, non c’è la Santa Sede, ma ci sono l’Italia,
la Francia, la Germania, il Regno Unito e gli stessi Stati Uniti, ovviamente date
le dimensioni dell’economia e quindi dei problemi di riciclaggio in questi Paesi.
D.
- Ma ha colpito il fatto che sia la prima volta che il Rapporto nomina la Santa Sede.
E’ un indice di nuove preoccupazioni?
R. - La Santa Sede è inserita per la
prima volta fra i Paesi di cui parla il Rapporto. Ciò ha suscitato domande, ma in
realtà non deve affatto stupire. Il Rapporto stesso nota infatti che proprio nel corso
del 2011 la Santa Sede è diventata osservatore attivo di Moneyval, ha avviato cioè
il suo inserimento partecipativo nel sistema internazionale di controlli dell’attività
finanziaria per la lotta contro il terrorismo e la droga. E’ quindi naturale che ora
sia inserita nel Rapporto a differenza del passato.
D. - Ma non è strano o
preoccupante che la Santa Sede sia inserita nella lista dei Paesi oggetto di “concern”?
R. - No. E’ naturale che la Santa Sede sia recensita nel Rapporto in questa
categoria. Questa è infatti la categoria in cui si trovano i Paesi che sono oggetto
di ulteriore valutazione quanto all’efficacia delle normative contro i crimini finanziari.
Ciò corrisponde alla situazione attuale della Santa Sede, che ha fatto domanda di
avviare il processo di valutazione da parte di Moneyval, processo che – com’è noto
– è in corso e richiederà ancora diverse tappe e diverso tempo. La Santa Sede ha già
messo e sta attivamente mettendo a punto leggi, regolamenti e provvedimenti in tal
senso. Si può osservare, ad esempio – come appare da una delle Tabelle -, che il Rapporto
in questione riguarda lo scorso anno e quindi non è ancora informato della recente
ratifica da parte della Santa Sede di alcune convenzioni internazionali, avvenuta
appunto in gennaio.
D. - Quindi, nessun nuovo motivo di “scandalo” finanziario
per la Santa Sede?
R. - No, al contrario, direi che la notizia dell’inserimento
della Santa Sede nel Rapporto americano, per chi lo sa leggere, è una “non notizia”,
o se si vuole una “buona notizia”, in quanto riflette esattamente la realtà dell’impegno
attivo attuale della Santa Sede per una piena trasparenza delle attività economiche
e finanziarie.