La storia di suor Christine: lavoro per strappare i giovani albanesi dalla "vendetta
di sangue"
Nel giorno delle celebrazioni internazionali per la donna, proponiamo la testimonianza
di suor Maria Christina Färber, religiosa tedescadella Comunità dell’accompagnamento
spirituale. Da anni, suor Christina vive e lavora a Shkodra, nel Nord dell’Albania,
una delle regioni più povere dell’Europa meridionale, dove esercita tra l’altro un
particolare impegno nella lotta alla cosiddetta “vendetta di sangue”, un’antica usanza
che prevede il diritto di vendicare l'uccisione di un proprio familiare, colpendo
fino al terzo grado i parenti maschi dell'assassino. Suor Christina ha partecipato
ieri all’udienza generale del Papa. Al termine è stata intervistata da Christine
Seuss della nostra redazione tedesca:
R. – Unterstützung
von Menschen in Blutrache ist ein… Il sostegno alle persone perseguitate dalla
"vendetta di sangue" è un progetto sostenuto da molte persone. Noi abbiamo deciso
di voler vivere con queste persone, di farci carico dei loro affanni e di essere presenti
gli uni per gli altri. Ci siamo scontrati con questo fenomeno della "vendetta di sangue"
da quando io sono in Albania, cioè dal 1999. Tale fenomeno, conosciuto come “codice
delle montagne”, ci ha colpito ogni volta che siamo venuti in contatto con persone
che vi sono coinvolte. Lo specifico progetto di recupero che è venuto sviluppandosi
negli ultimi dieci anni è nato dal percorso che i giovani coinvolti dal fenomeno hanno
compiuto insieme con noi: allora erano bambini, che noi abbiamo portato via dal loro
isolamento, con le macchine li abbiamo portati nel nostro centro dove abbiamo lavorato
molto con loro. Oggi, siamo a un punto in cui è avvenuto un cambiamento nella presa
di coscienza in questi che ora sono giovani uomini e donne: un anno e mezzo fa hanno
deciso di non voler più essere vittime sacrificali, di voler spezzare questo “codice
delle montagne”, sapendo di mettere a rischio la loro stessa vita. Hanno deciso di
vivere in termini “biblici”: vivere la Buona Novella e non dare più credito al codice
"Kanun". Questo significa che non è necessario vendicarsi, che non è necessario picchiare
una donna perché una donna ha gli stessi diritti e noi siamo tutti creature di Dio.
C’è voluto molto tempo, perché questo era un obbligo sacro. Questi giovani oggi non
credono nemmeno più che l’anima sia libera solamente quando è stata vendicata. Questi
giovani stanno partendo per compiere un viaggio a tappe in Germania, dove parleranno
della loro storia. Non si vergognano più: normalmente, le persone che vivono in questa
situazione di “vendetta di sangue” sono banditi. Noi lavoriamo con tutte le famiglie,
lavoriamo con i bambini che non hanno nulla a che vedere con la “vendetta di sangue”,
che fin dall’inizio sono integrati nel gruppo - un gruppo grande di persone che non
vive nella “vendetta di sangue” - dove hanno iniziato a parlare della loro sorte e
dove imparano a comprendere che non è necessario vivere in quel modo. Ogni volta che
un ragazzo esce da questo meccanismo, è uno in più. Per ogni persona che lo comprende
– e spesso si affrontano lotte interiori lunghissime – per ogni giovane che rinuncia
all’uso della violenza, abbiamo ottenuto una vittoria. E i giovani reagiscono velocemente.
Noi confidiamo molto nello Spirito Santo e sull’aiuto di Dio e ogni persona che si
impegna in questo ambito contribuisce a compiere un ulteriore passo contro questa
legge che nega la vita. Il "Kanun" non prevede solamente l’esecuzione della punizione:
non ha nulla a che fare con la punizione. Ne va del ristabilimento dell’onore: è un
mito, è il culto degli antenati secondo cui l’anima è libera solo dopo essere stata
vendicata, e questo comporta un profondo smarrimento dell’animo umano. Se noi siamo
autentici con il messaggio che portiamo – insegnando loro che non hanno bisogno del
sangue del prossimo né della vendetta, insegnando loro a credere nel sacrificio di
Gesù che ha perdonato tutto – allora saremo un passo avanti. E questo è il messaggio
che noi poche suore, nella nostra piccolezza, opponiamo al "Kanun" con la nostra vita.
Per me è stato come deporre tutta quella parte del popolo albanese colpito da questo
fenomeno ai piedi del Santo Padre, che è rappresentante di Cristo in terra, consegnandola
a Dio. Dovranno accadere molti miracoli. Ma accadranno. (gf)