Terra Santa: mons. Sabbah esorta i cristiani ad una testimonianza più forte nella
vita civile
“E’ nostro primo dovere quello di rimanere inseriti nella nostra realtà, di reagire,
di intervenire per accettare o criticare la situazione, senza paura ma con lucidità,
apportandovi tutta la nostra appartenenza religiosa, culturale e nazionale”: lo ha
detto il patriarca latino di Gerusalemme emerito Michel Sabbah durante una conferenza
tenuta la settimana scorsa a Nazaret. Sul tema “Le sfide della presenza cristiana
in Israele oggi”, come si legge sul sito , è stata organizzata dal Family Club St.
Antonius della parrocchia maronita. Il patriarca Sabbah ha introdotto la sua conferenza
interpellando ciascuno: “Molti parlano e scrivono riguardo ai cristiani arabi in Medio
Oriente: le Chiese, l’Occidente, Israele, i Paesi Arabi – ha osservato –. Ma noi,
noi sappiamo esattamente ciò che siamo, ciò che vogliamo, ciò che possiamo e dobbiamo
fare?”. Quindi ha aggiunto: “Una nota dominante della nostra realtà è che il cristiano
in Medio Oriente ha paura dell’avvenire”. Da qui l’invito a ciascuno ad esaminare
le proprie “reazioni di fronte agli avvenimenti della Primavera araba” e a riflettere
sul contributo che i cristiani, possono apportare. Come quello della carità nei suoi
diversi aspetti sociali: l’accettazione della diversità dell’altro e la cooperazione
tra cristiani e con l’altro. Mons. Sabbah ha poi insistito sulla necessità oggi in
Medio Oriente e in Israele, di un nuovo modello di presenza cristiana e dunque di
una nuova formazione ed educazione, di un nuovo stile di vita e di approccio ai problemi.
Nuovo modello di presenza cristiana che deve essere al centro della nuova evangelizzazione.
(T.C.)