Consiglio d'Europa: i vescovi chiedono di porre la verità dell'uomo al centro della
politica
Promuovere il dialogo tra fede è ragione e fornire una testimonianza della carità
che diventa anche segno della presenza di Dio. Questo è l’intento della missione
- in corso dal 5 all’8 marzo - di nove Conferenze episcopali del Sud-Est Europa che
si sono recate a Strasburgo per incontrare alcuni responsabili del Consiglio d’Europa
con i quali stanno discutendo di democrazia, diritti dell’uomo, della dimensione religiosa
del dialogo interculturale, nonché delle ultime sentenze presso la Corte europea,
specialmente quelle legate alla religione e alla Chiesa. A spiegare all'agenzia Sir
le ragioni che hanno spinto i presidenti delle Conferenze episcopali di Albania, Bosnia-Erzegovina,
Bulgaria, Cipro, Grecia, Moldavia, Romania, la Conferenza episcopale internazionale
Santi Cirillo e Metodio e la Turchia, è padre Duarte da Cunha, segretario generale
del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee). “Il Consiglio d’Europa -
sottolinea padre da Cunha - fa parte di quelle realtà nate nel dopoguerra che volevano
essere promotrici della pace e della giustizia”. Rispetto dunque alla difesa dei diritti
umani e di alcuni valori fondamentali, “la nascita del Consiglio d’Europa - prosegue
il segretario generale del Ccee - è stata senza dubbio un passo importante”. La domanda
a cui stanno cercando di dare una risposta i vescovi europei presenti a Strasburgo
è “Come fare per promuovere la verità dell’uomo e della donna, la vera ecologia umana
che i Papi, da anni, invitano a porre al centro dell’attività politica?”. Padre da
Cunha sottolinea come i diritti dell’uomo, lo Stato di diritto e la democrazia siano
“valori che sono considerati comuni e trascendenti ad ogni cultura. Ma quali sono
- domanda - i fondamenti di questi valori? Per noi - aggiunge - è impossibile parlare
di valori senza un riferimento alla dignità dell’uomo e quindi al Creatore e alla
natura da lui creata. Esiste, quindi, anche una prospettiva culturale che ci obbliga
ad essere qui presenti, attenti e propositivi”. Da qui la necessità per la Chiesa
di entrare anche nei contesti istituzionali europei. “La questione - spiega padre
da Cunha - è molto politica, ma è ancora prima culturale, perché riguarda il significato
della vita personale e sociale, e quindi ai fondamenti della convivenza umana. E qui,
come Chiesa, siamo, sicuramente coinvolti”. Ed aggiunge: “Qui si definiscono linee
e quindi si fa cultura e modo di pensare che dopo diventa legge e proposta educativa
per tutti i giovani. Se per noi è evidente che le nostre idee non sono relative, ma
sono certe e nascono dalla luce dello Spirito di Dio, allora, siamo obbligati ad essere
protagonisti. Spero che questi giorni possano essere utili per questo lavoro”. Momento
particolarmente importante per i presidenti delle Conferenze episcopali sarà oggi
la Messa per l’Europa che si celebrerà alle 18.30 nella cattedrale della città. La
cerimonia sarà celebrata dall’arcivescovo, mons. Jean-Pierre Grallet, e sono invitate
numerose persone impegnate nelle istituzioni europee: eurodeputati, ambasciatori e
funzionali del Consiglio d’Europa, giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo
e anche membri di comunità e organismi ecclesiali che partecipano al cammino europeo.
(M.G.)