Caso marò. Monti telefona a Singh: "L'India non crei un pericoloso precedente"
Non accenna a risolversi la vicenda dei due marò italiani accusati della morte di
due pescatori indiani scambiati per pirati. In una telefonata il premier Monti ha
ribadito al suo omologo Singh che la giurisdizione sul caso è “solo italiana” avvertendo
che "è a rischio la cooperazione in materia di missioni internazionali e di contrasto
alla pirateria”. Oggi Nuova Dehli aveva detto “no” all’immunità per i due soldati.
Intanto su richiesta dell’Italia si è attivata anche l’Unione Europea. Il servizio
è di Paolo Ondarza:
L’India
non crei un pericoloso precedente per le missioni di pace e per il contrasto alla
pirateria. Mario Monti ribadisce al premier indiano Manmohan Singh, che sul “presunto
incidente avvenuto in acque internazionali” la giurisdizione è italiana. Singh, in
risposta, si dice preoccupato per possibili tensioni tra i due paesi e assicura di
seguire con attenzione il caso a cominciare dalla richiesta italiana di garantire
ai due marò un tipo di detenzione adeguata al loro status; attualmente si trovano
nel carcere di Trivandrum, nello Stato del Kerala. A fare pressing sull’India al fianco
dell’Italia c’è anche anche l’Ue, fa sapere Bruxelles. Nel pomeriggio fonti di New
Dehli hanno dichiarato che Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i due soldati
italiani pur impegnati in missione internazionale nel contrasto alla pirateria, non
godono dell’immunità globale riconosciuta ai peacekeeper nell’ambito delle risoluzioni
Onu e sono quindi sono soggetti alla legge indiana. Secondo il presidente Napolitano
per risolvere il caso occorre massimo riserbo sul piano giudiziario, politico e diplomatico
ed evitare qualsiasi incrinatura nei rapporti di amicizia e rispetto fra Italia e
India.