“Si parla spesso dello
sport come di un ambito che va rigovernato. Il luogo più adatto è proprio la scuola”.
Don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio Turismo, Sport e Tempo Libero della CEI,
commental’avvio, a partire dal prossimo anno, del Liceo Sportivo, come articolazione
del Liceo Scientifico. “L’idea è ottima – sottolinea Don Lusek – perché
fa ritornare lo sport nell’alveo educativo. Un liceo che si definisce sportivo
avrà nel suo progetto una sana integrazione tra l’elemento culturale teorico e l’elemento
pratico. Favorirà anche la prevenzione di alcuni disagi tipici dell’età adolescenziale,
quando la scoperta di se stessi, della propria identità, delle relazioni, del proprio
corpo può presentare delle criticità. Vedendo giocare i ragazzi si scoprono le loro
possibilità e i loro limiti. E poi – aggiunge Don Lusek – l’introduzione del Liceo
Sportivo ci insegnerà il rispetto delle regole, là si apprenderà un metodo: imparare
facendo. Si potranno prevenire le tossicodipendenze, i disturbi alimentari, si potrà
insegnare a fare squadra, ad avere costanza nello studio, a riconoscere che a volte
è utile restare in panchina per un anno”. L’Ufficio Turismo Sport e Tempo Libero
della CEI – che nel decennio dedicato dalla Chiesa alla sfida educativa, ha inaugurato
una vera e propria scuola di pensiero (con personaggi provenienti dal mondo della
scuola, delle società sportive, dei corsi di scienze motorie) per far recuperare allo
sport la dimensione non solo della competitività, ma anche della socialità – si
impegna a collaborare da vicino con il Ministero per il lancio del nuovo Liceo. In
particolare, di fronte alla penuria e alle precarie condizioni delle strutture sportive
scolastiche, don Lusek spiega che “anche le strutture ecclesiali sottoutilizzate possono
essere messe a disposizione”. E auspica la creazione di “alleanze educative tra soggetti
che hanno a cuore l’educazione della persona. Ci sentiamo di investire delle risorse
sia a livello di elaborazione progettuale, sia a livello di spazi: oratori, patronati,
circoli, anche fuori dagli abituali steccati in cui spesso ci ritroviamo”. (di
Antonella Palermo)