Il significato della Croce al centro di un convegno all’Università europea di Roma
La Croce è simbolo del cristianesimo da due millenni, tuttavia, in ampi strati della
cultura contemporanea la sua ricchezza sembra essersi opacizzata. A questo tema è
stato dedicato il convegno “La Croce: da fondamento a problema?”, organizzato dall’Università
europea di Roma. Eugenio Bonanata ha intervistato Isabella Becherucci,
docente di Letteratura Italiana presso l’ateneo, sui valori che suscita la Croce:
R. - Si possono
vedere i valori in senso religioso, ma anche in senso laico. Sempre dal punto di vista
della natura giuridica, è stato sottolineato come la Croce assecondi e non sia assolutamente
in contrasto con la Costituzione italiana, in quanto i valori di cui è portatrice,
anche in un mondo laico, sono quelli della solidarietà umana, della necessità di annullare
un po’ il proprio io, il proprio interesse, a servizio della società e degli uomini.
Quindi, il valore cristiano originario, che è il simbolo dell’amore di Dio che salva,
anche in una visione laica, sposa e asseconda quelle che sono le finalità principali
recitate nell’articolo 2 della Costituzione: i doveri di solidarietà sociali. La Croce
infonde questo: l’annullamento del proprio interesse personale, a vantaggio della
comunità.
D. - Alla luce di quanto successo in passato in Italia e in Europa,
l’esposizione nei luoghi pubblici della Croce pone ancora problemi di carattere giuridico?
R.
- È stato deciso che non li pone più. La risoluzione finale della Corte di Strasburgo
è stata per la possibilità di esporla. Quindi mi sembra anche che la Corte di Strasburgo
abbia deciso poi di permetterla, affermando che non ci sono né contraddizioni né nessun
tipo di lesione della libertà personale.
D. - Comunque, secondo Lei, c’è anche
il problema dell’emarginazione della fede?
R. - Togliendo l’esposizione del
Crocifisso - come disse anche Andreotti - per il valore che ha nel senso religioso
dovremmo eliminare anche il calendario, perché il calendario - quanto il Crocifisso,
in fondo - racconta qualcosa. Peraltro è datato a partire dalla nascita di Cristo,
come evento fondamentale della storia dell’umanità. Se si deve cancellare il Crocifisso,
allora rifacciamo anche il nostro calendario.
D. - Questo dibattito ripropone
la questione della convivenza e della tolleranza?
R. - Non c’è nessuna intolleranza.
La Croce non implica l’intolleranza, assolutamente. Il segno stesso significa abbracciare
gli uomini tutti. Quindi la lettura della Croce come segno di intolleranza non appartiene
al segno ma gli è attribuita. E’ una lettura ideologizzata che attribuisce a questo
segno una volontà di esclusione. Ma questo è un segno che abbraccia tutti gli uomini,
l’amore non esclude. Quindi è un senso che vi è proiettato sopra, come un’ombra, qualcosa
che non gli appartiene. (bi)