Russia: netta vittoria di Putin alle presidenziali. Denunce di brogli, opposizione
in piazza
Con quasi il 64 per cento dei consensi, Vladimir Putin ha vinto nettamente le presidenziali
russe di ieri e torna dunque al Cremlino. Nel discorso dopo la vittoria, Putin ha
definito la sfida “aperta e onesta”. Un giudizio che non viene condiviso dagli osservatori
europei dell’Osce e del Consiglio d’Europa, che hanno parlato di elezioni “chiaramente
alterate” a favore del premier e contrassegnate da “numerose irregolarità”. Attese
per oggi manifestazioni contro i brogli da parte delle opposizioni. Per un commento
sul risultato delle presidenziali in Russia, Cecilia Seppia ha sentito Fulvio
Scaglione,vicedirettore di "Famiglia Cristiana" ed esperto di questioni
russe:
R. – Era abbastanza
prevedibile che dopo la figuraccia – chiamiamola così – delle elezioni politiche di
ottobre, con il regresso fortissimo di Russia Unita, quindi del suo partito, Putin
si sarebbe organizzato per ottenere esattamente questo risultato: passare al primo
turno e dimostrare di avere ancora una solidissima maggioranza. Bisogna vedere ora
quanto c’è di naturale in questo risultato, quanto c’è di artificioso o addirittura
di illegale, di brogli, di costrizioni…
D. – A proposito di brogli già sono
arrivate numerosissime denunce e gli osservatori hanno parlato di episodi di caroselli
elettorali: gruppi di elettori trasportati insieme a bordo di pullman per votare in
più seggi…
R. – Io sono piuttosto convinto che tutto l’apparato della burocrazia
statale, della burocrazia militare e quindi quelle grosse organizzazioni che possono
mobilitare in poco tempo molti, moltissimi voti, sono state messe sottopressione proprio
per votare per Putin. Quello che voglio dire è che le alternative erano per non dire
irrisorie, certamente molto deboli. Da Ziuganov a Zhirinovsky, al miliardario Prokhorov,
non è che ci fosse una proposta politica alternativa, convincente e che facesse pensare
di essere capace di scalzare Putin, con o senza brogli.
D. – Ci sono state
anche delle critiche sulle webcam, collocate dal governo nei pressi dei seggi proprio
perché il governo voleva dar prova di trasparenza. Eppure pare che siano state, in
qualche modo, oscurate e quindi neanche da Internet era possibile monitorare il voto…
R.
– Anche qui nessuna sorpresa. La democrazia se c’è, esiste perché c’è un sistema di
contrappesi, di garanzie, che limitano il potere dei leader. La democrazia non certo
esiste perché ci sono i telefoni o le webcam o i computer. Quindi che le webcam piazzate
nei seggi elettorali abbiano dato scarsa prova di sé è una delle tante cose che non
stupiscono.
D. – Sicuramente bisognerà aspettare per verificare il voto, ma
da dove viene questo consenso, questa scelta? Forse dalla volontà della popolazione
di essere quasi rassicurata? Eppure da dicembre si sono verificate fortissime contestazioni
contro queste presidenziali...
R. – Io credo che i due fenomeni stiano perfettamente
insieme. C’è una Russia profonda che non dimentica che Putin ha dato – in un modo
o nell’altro – una stabilità al sistema. Le generazioni più giovani, quelle che hanno
meno memoria del passato e che si sono affacciate sulla scena della politica negli
ultimissimi anni, hanno invece più fresca la memoria di Putin primo ministro, nella
crisi globale, dell’incerta conduzione politica da parte dello stesso Putin di questa
crisi e del generale impoverimento della nascente classe media, che in Russia ha subito
la stessa sorte che ha subito nei Paesi occidentali: quella, appunto, di impoverirsi.
Quindi i due fenomeno stanno insieme. Il problema della contestazione a Putin e alla
politica del Cremlino, che pure è stata fortissima, è di essere così eterogenea da
fare massa, ma da non fare fronte: da tutte le contestazioni non è emersa una proposta
politica che potesse essere usata contro quella del Cremlino. (mg)