Piu forte della paura. Don Giacomo Panizza: alzare la voce contro la 'ndrangheta
A Lamezia Terme, in Calabria, crescono i timori per l’incolumità di don Giacomo
Panizza, coraggioso sacerdote anti-‘ndrangheta. Solo una settimana fa l’ultimo,
vile, attentato contro il centro di aiuto ai disabili fondato dal prete che da anni
contrasta lo strapotere criminale delle cosche locali. “Ho paura per la mia vita ma
io proseguirò questa battaglia”, assicura don Giacomo, che ricorda come la ‘ndrangheta,
per intimidirlo, sia arrivata anche a manomettere i freni delle auto di alcuni disabili
ospiti del centro. Federico Piana lo ha intervistato:
R. – Io faccio
il prete e perciò questi temi della legalità o i temi della giustizia o i temi dei
diritti o i temi dell’ingiustizie nel Mezzogiorno, ma anche i temi relativi al lavoro
e al bisogno di profondità, di spiritualità, di senso della vita sono tutti temi mescolati
fra di loro. Io ed altri, ma tanti altri, stiamo su questi temi che sono i temi della
vita.
D. – Perché, don Giacomo, lei dà tanto fastidio alla ’ndrangheta, tanto
da esserne più volte minacciato? So che hanno rotto anche i freni all’automobile di
una persona disabile che appartiene alla sua comunità…
R. – Sì, veramente a
più di una macchina. Il punto qual è? Noi abbiamo delle attività che sono economiche,
come la raccolta differenziata nella città di Lamezia Terme, oppure seguiamo delle
iniziative sociali… Tutte queste sono collegate, sono innervate dai temi religiosi,
dai temi della spiritualità, dai temi relativi al significato della vita, insomma
dai temi della libertà. Si vuole dare la capacità di vivere, di essere autonomi, di
emanciparsi, alle popolazione, ai lavori, alle fasce deboli, alla gente in carrozzina,
ai rom… Insieme a queste persone, noi portiamo avanti queste iniziative di emancipazione
e di libertà. Abbiamo la libertà che dà fastidio all’ndrangheta, perché dire “non
paghiamo”, non vuol dire soltanto che non paghiamo, ma vuol dire che lo diciamo pure…
Questa palese libertà, allora dà fastidio. Non è un problema economico, ma è un problema
di dignità umana e di libertà. Questo ha il suo peso nella vita, nella cultura e nei
poteri.
D. – Un problema anche di risveglio delle coscienze che minacce la
’ndrangheta, perché la ’ndrangheta vive grazie al terrore, grazie proprio all’omertà!
R.
– Lei ha messo il dito sulla piaga. Riaccendere le speranze: la gente quando vede
che si riaccendono queste cose, si rimette in gioco!
D. – Don Giacomo, ma chi
glielo fa fare a lei ad avere tanti grattacapi, ad avere tante minacce e a rischiare
la vita?
R. – Io non ho tante risposte, perché ho anche tanta paura…. Certamente,
però, queste iniziative non le faccio da solo: le faccio con tante persone, specialmente
collegate con la nostra chiesa, ma le faccio anche con tanta gente che ha anche altre
idee. Sappiamo che insieme gli uomini e le donne sono al di sopra di tutto e vale
la pena vivere davvero, piuttosto che vivere con la testa bassa davanti ai mafiosi.
(mg)