Conoscere la fede: così il Papa nella parrocchia romana al Torrino
“Superare l’analfabetismo religioso che è uno dei grandi problemi del nostro oggi”.
E’ l’esortazione del Papa nel corso della Messa che ha celebrato nella parrocchia
di San Giovanni Battista de La Salle, nel quartiere romano del Torrino. La fede va
vissuta insieme e la parrocchia è il luogo del “noi” nella Chiesa, ha detto il Papa
ricordando che il compito della famiglia è l’educazione alla fede. Il saluto ai bambini:
“E’ una grande gioia vedere tanti bambini, Roma vive e vivrà anche domani”. Il servizio
di Benedetta Capelli:
Un’accoglienza
calorosa, cordiale e piena di affetto è quella che gli abitanti del quartiere periferico
del Torrino hanno riservato al Papa. Nell’omelia Benedetto XVI ha ripercorso le letture,
a partire dalla prova di Abramo chiamato a sacrificare l’unico figlio Isacco. “Possiamo
immaginare – ha sottolineato - cosa è successo nel suo cuore e nel cuore del figlio”
ma “Dio non vuole la morte ma la vita”:
"Abramo si fida talmente totalmente
di Dio da essere disposto anche a sacrificare il proprio figlio e, con il figlio,
il futuro, perché senza figlio la promessa della Terra era niente, finisce nel niente.
E sacrificando il figlio sacrifica se stesso, tutto il suo futuro, tutta la promessa.
È realmente un atto di fede radicalissimo".
Nella seconda lettura, San
Paolo afferma che Dio stesso ha compiuto un sacrificio: ci ha dato il suo proprio
Figlio, lo ha donato sulla Croce per vincere il peccato e la morte. “Se Dio dà se
stesso nel Figlio – ha evidenziato il Papa – ci dà tutto”:
"Noi siamo nel
cuore di Dio, questa è la nostra grande fiducia. Questo crea amore e nell’amore andiamo
verso Dio. Se Dio ha donato il proprio Figlio per tutti noi, nessuno potrà accusarci,
nessuno potrà condannarci, nessuno potrà separarci dal suo immenso amore".
Infine
la riflessione di Benedetto XVI si è spostata sull’episodio evangelico della Trasfigurazione.
A Pietro, Giacomo e Giovanni Gesù mostra la “strada dell’amore luminoso che vince
le tenebre”, una strada che passa “attraverso il dono totale di sé” e “lo scandalo
della Croce”. La trasfigurazione è dunque “un momento anticipato di luce”:
"E’
l’esodo definitivo che ci apre la porta verso la libertà e la novità della Risurrezione,
della salvezza dal male. Ne abbiamo bisogno nel nostro cammino quotidiano, spesso
segnato anche dal buio del male!"
Noi come gli apostoli – ha continuato
il Santo Padre – abbiamo bisogno di ricevere la luce di Dio. E’ dunque nella preghiera
comunitaria e personale che si incontra il Signore, “non come un’idea o come una proposta
morale ma come una Persona”:
"Non aspettiamo che altri vengano a portarvi
messaggi diversi, che non conducono alla vera vita, fatevi voi stessi missionari di
Cristo ai fratelli là dove vivono, lavorano, studiano o soltanto trascorrono il tempo
libero".
Ed è la parrocchia il luogo per eccellenza dove vivere la propria
fede, il “noi” della Chiesa e della famiglia di Dio:
"Il prossimo 'Anno
della fede' sia un’occasione propizia anche per questa parrocchia per far crescere
e consolidare l’esperienza della catechesi sulle grandi verità della fede cristiana,
in modo da permettere a tutto il quartiere di conoscere e approfondire il Credo della
Chiesa, e superare quell’'analfabetismo religioso' che è uno dei più grandi problemi
del nostro di oggi".
E’ la famiglia “l’ambiente di vita – ha detto il Papa
– in cui si muovono i primi passi della fede”. E' necessario riscoprire la centralità
dell’Eucaristia, riuniti intorno ad essa “avvertiamo più facilmente come la missione
di ogni comunità cristiana sia quella di recare il messaggio dell’amore di Dio a tutti
gli uomini”.
Al suo arrivo nella parrocchia al Torrino, consacrata nel dicembre
del 2009, il Papa è stato accolto da alcuni bambini che l’hanno voluto salutare. A
loro si è rivolto con affetto:
"Per me è una grande gioia vedere tanti
bambini. Allora Roma vive e vivrà anche domani! Voi siete in cammino di Catechesi:
imparate Gesù, imparate che cosa ha fatto, detto, sofferto; imparate, così, anche
la Chiesa, i sacramenti e così imparate anche a vivere, perché vivere è un’arte e
Gesù ci mostra quest’arte".
Nel suo indirizzo di saluto, il parroco di
San Giovanni Battista de La Salle, don Giampaolo Perugini, aveva ringraziato Benedetto
XVI per la visita ricevuta:
"Noi l’accogliamo come Pastore della Chiesa
Universale, ma soprattutto come nostro Vescovo di Roma! Noi l’accogliamo come Papa,
ma soprattutto come Papà! In quanto Papa Lei riceverà doni ben più preziosi dei nostri,
e al Papà non si sa mai cosa regalare.. Lei peraltro le cravatte non le indossa!"
Infine
salutando i fedeli, sul sagrato della parrocchia, il Papa ha ricordato che “siamo
una famiglia con tutti i Santi” e che è necessario percepire ogni giorno che c’è Dio
vicino a noi perché “centro della nostra vita”.