Mons. Crociata: cristiani siano cittadini responsabili, no all'anti-politica
Scuole diocesane di formazione all’impegno sociale e politico a confronto nell’ultimo
giorno di convegno a Roma sul tema “Educare alla cittadinanza responsabile”, organizzato
dalla Cei. Si è parlato di metodi e contenuti, di obiettivi comuni e di prospettive.
Poi, a trarre le conclusioni, è stato il segretario generale dei vescovi italiani,
mons. Mariano Crociata, in sostituzione del presidente della Cei, il cardinale
Angelo Bagnasco, bloccato a Genova per una lieve indisposizione. Il servizio è di
Gabriella Ceraso:
Cercare una
strada che apra il cuore e la mente per formare persone libere di pensare l’attualità
con i criteri di fondo della Chiesa, capaci di coltivare l’arte dell’ascolto e del
lavoro con gli altri. Questo il metodo e lo scopo di un’autentica formazione sociopolitica,
così come emerge dal confronto delle scuole diocesane già attive sul territorio. “Scuole
che sono espressione e fattore della coscienza ecclesiale”, ricorda mons. Crociata.
“Centrali – dice il segretario generale della Cei – sono i contenuti, dottrinali e
sociali, ma anche la dimensione spirituale che li precede, e l’apprendistato sul campo
che li segue”. Sentiamo le sue parole:
“Certamente, la Dottrina sociale
della Chiesa - con gli sviluppi che ha avuto in modo particolare l’ultima enciclica,
la Caritas in veritate - è la capacità di aiutarsi con gli strumenti
della conoscenza scientifica che le varie discipline mettono a disposizione, la conoscenza
del territorio”.
Tra i tanti livelli dell’esperienza politica, spiega mons.
Crociata, è la dimensione locale ad apparire determinante. E’ qui che le scuole sono
chiamate ad attuare un “accompagnamento”, un sostegno morale e spirituale, evitando
divisioni e strumentalizzazioni. “E’ qui”, prosegue mons. Crociata, “che c'è già un'esperienza
e una presenza diffusa di cattolici impegnati”, ed è da qui che si formerà un nuovo
paradigma di solidarietà e corresponsabilità di cui oggi c’è una “richiesta, un bisogno
oggettivo”. L’invito è a reagire alla tentazione della anti-politica, della fuga nel
privato, del delegare ad altri la ricerca del bene comune, pur senza parlare di un
cripto-partito. Ed è in questa prospettiva le scuole hanno un grande servizio da svolgere,
pur con i debiti distinguo. Ancora mons. Crociata:
“Il progetto sociale
non è un progetto ecclesiale, nasce dalla società stessa. Nasce, dalla Chiesa, una
visione di valori e di esperienza e una vocazione che produce anche visioni politiche,
progetti politici ed impegno politico. Il tutto con la responsabilità, distinta ed
autonoma, anche se ispirata dall’appartenenza ecclesiale nell’ambito proprio della
vita sociale”.