Costa d’Avorio: la lebbra continua a minacciare le zone povere del Paese
In Costa d’Avorio, la lebbra minaccia ancora le zone più povere del Paese. L’agenzia
Fides ricorda che nel corso della guerra civile – dal 2002 al 2007 – e a causa delle
sommosse dello scorso anno, il programma sanitario per la lebbra è stato sottofinanziato
e ha portato una perdita in termini di rilevazione e trattamento della malattia. Non
essendo considerata una priorità sanitaria, il governo ha ridotto i finanziamenti
al 30% del totale originale. Nonostante la disponibilità di farmaci, è difficile riuscire
a monitorare i nuovi casi nelle zone più remote a causa della mancanza di infermieri
qualificati e di mezzi di trasporto per raggiungere i villaggi. Tuttavia, qualche
miglioramento si intravede. Infatti, secondo i dati del Ministero della sanità locale,
nel 2011 sono stati registrati 770 nuovi casi contro gli 887 del 2009. La malattia
viene definita “insidiosa e silenziosa” perché il periodo di incubazione può essere
senza alcun disturbo e durare anche 20 anni, e sono troppi i casi scoperti in fase
ormai avanzata. I sintomi, infatti, compaiono molto tardi, e quando la malattia viene
registrata è molto difficile risalire alla fonte di contagio. Un altro problema è
dato dal fatto che molta gente non ha possibilità di raggiungere gli ospedali per
la distanza. La cura della lebbra è particolarmente irregolare nel nord del Paese,
governato per un decennio dagli ex-ribelli delle "Forces Nouvelles", periodo durante
il quale la maggior parte delle infrastrutture dello Stato sono state trascurate.
Secondo gli operatori sanitari, molti infermieri hanno lasciato il nord per andare
a lavorare al sud e molti malati di lebbra si vergognano di farsi curare perché la
malattia spesso è associata ad una maledizione. La vergogna è legata anche allo stato
di povertà. Infatti, la lebbra colpisce prevalentemente le zone più povere e remote
del Paese, in parte a causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie che favoriscono
la diffusione dei batteri. Suor Pauline lavora in una clinica di Dimbokro, nella Costa
d’Avorio sud centrale, e cura i malati di lebbra del villaggio di Chrétienko, a 5
km di distanza. In una sua dichiarazione, ha detto che i malati vanno incoraggiati
e non compatiti in modo da aiutarli veramente a convivere con la loro pandemia. Rimanere
mutilati è sempre doloroso, la gente deve lasciare le proprie case e fare di tutto
per sopravvivere. (E.B.)