L'amore coniugale come fonte di educazione nei "Dialoghi in cattedrale" al Laterano
Inaugurato ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma il consueto
ciclo di incontri “Dialoghi in cattedrale”. Esponenti del mondo laico e ecclesiastico
si confronteranno quest’anno sul tema dell’educazione. Argomento del primo incontro
“l’amore coniugale sorgente dell’azione educativa per le nuove generazioni”. Il servizio
di Michele Raviart:
Il ruolo centrale
dei genitori nell’educazione dei figli appare oggi in una posizione sempre più fragile,
a causa di una crisi di valori che coinvolge tanto la società quanto il concetto stesso
di coppia. Ad essere in discussione è la funzione della prima e più importante fonte
di educazione, come ci spiega il cardinale vicario Agostino Vallini:
“Ci
pareva che uno dei primi argomenti sul tema dell’educazione non guardasse tanto all’educando
quanto all’educatore e soprattutto alla funzione generativa di educazione che viene
dalla vita della coppia: cioè, i genitori sono i grandi educatori , poi ce ne sono
altri, però i primi e più grandi sono i genitori, con la loro vita e il loro amore”.
In
Italia il numero dei matrimoni è crollato del 40% dagli anni settanta e ad essere
a rischio è il valore etico del rapporto di coppia, inteso come una paziente costruzione
di un legame di comunione. In una società in cui essere adulti vuol dire solamente
raggiungere l’indipendenza economica, a venir meno è la responsabilità verso la società,
assunta pubblicamente con l’impegno del matrimonio. Prof.Eugenia Scabini,
dell’Università Cattolica di Milano:
“La Chiesa è l’unica voce seria e forte
che richiama l’importanza del legame coniugale e lo richiama con molto realismo, invitando
a un paziente recupero di questo legame, affidandosi al fatto che Dio ci ha amati
per primi. Il problema è rendersi conto che i figli hanno bisogno non solo di un buon
padre e di una buona madre ma di un buon rapporto tra padre e madre”.
L’amore
coniugale è il fondamento dell’amore per i figli, ma mentre quest’ultimo è avvertito
giustamente come indissolubile, quello tra i coniugi è percepito come facilmente scioglibile.
Viene quindi a mancare il sacrificio di sé all’altro, perlopiù limitato, da un punto
di vista cristiano, da una visione esclusivamente mondana dell’amore. Per la Chiesa
il matrimonio è “una reale partecipazione all’amore di Dio”, come ci spiega padre
Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti:
“Non è la famiglia il
sacramento, ma l’amore coniugale è il sacramento. Il che vuol dire la partecipazione
alla Pasqua di Cristo, all’amore di Dio che si realizza nel Triduo Pasquale. L’unica
cosa che l’uomo veramente può trovare come un punto forte e solido è una comunione
che riesce a far rinunciare a se stessi, a morire e resuscitare alla vita nuova. Penso
che se a un figlio si trasmette un rapporto vero, non romantico, ma drammatico, come
sono i rapporti, e lui vede che i genitori sono capaci di morire e resuscitare come
mamma e papà della comunione allora si è trasmesso qualcosa di solido”.
Il
dono d’amore dei coniugi ai figli non nasce dal nulla, ma è la risposta al dono precedentemente
ricevuto da Dio, indispensabile guida per educare i figli a superare le prove della
vita e renderli “soggetti in crescita da introdurre nella realtà”.