Firmato il patto di bilancio Ue. La Merkel chiede prudenza. Monti: ora la crescita
Il picco della crisi è sostanzialmente superato, ora si può guardare di più alla crescita.
Così si sono espressi a più voci i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea
in chiusura del vertice di oggi a Bruxelles. La Germania frena gli entusiasmi ma premia
la linea di austerità varata dal patto di disciplina di bilancio, firmato da 25 Paesi
dell’Eurozona. In arrivo, entro giugno, una riforma dei sistemi fiscali, nuove misure
di lotta all’evasione e finanziamenti di progetti chiave per le infrastrutture. Il
servizio di Gabriella Ceraso:
L’austerità
prevale a Bruxelles col “fiscal compact”: regola d’oro, deficit in equilibrio entro
lo 0,5% rispetto al pil, nel caso in cui il deficit di un Paese superi la soglia del
3%, scatteranno sanzioni semiautomatiche. Chi non ratifica, non potrà ricorrere ad
aiuti. “Una nuova fase”, “una fonte di stabilità”, secondo Commissione e presidenza
Ue, non senza qualche perplessità. L’economista Giuseppe Ragusa:
“E’
un passo avanti per l’Unione Europea, per l’unione monetaria. Il problema è: in una
situazione di crisi, in una situazione di scarsa domanda aggregata, forse non è la
scelta più adeguata in questo momento. Ma se non l’avessimo fatta adesso, forse domani
gli Stati non sarebbero stati più disposti a farla. E’ una gestione di sovranità,
quindi come tutte le gestioni di sovranità è molto difficile da approvare”.
In
difficoltà Spagna e Olanda, che non ottengono deroghe ai loro deficit eccessivi. Soddisfatta
ma non entusiasta la Germania, che elogia il mega-prestito della Bce “purché – dice
– non si trasformi in bolla di liquidità”, e premia le misure di Mario Monti, trampolino
di lancio per risolvere la tensione nell’area:
“Solamente tre mesi fa, stavamo
parlando di quale fossero le probabilità di un default dell’Italia.
In questo senso, l’Italia sicuramente rappresenta la nota positiva e anche un modello
da seguire. Chiaramente, un modello difficilmente ripetibile perché ricordiamo che
Monti, comunque, ha una forza politica che non gli viene dal consenso elettorale”.
Avanti
con la “tobin tax”, col mercato unico, con le riforme del sistema fiscale e con i
progetti-chiave per le infrastrutture entro giugno: queste le intenzioni del Vertice
che su occupazione e crescita, alter parole chiave, lascia spazio solo al dialogo,
ma non alle misure. Ancora l’economista Ragusa:
“Manca un piano di crescita
nel lungo periodo. Sono tantissimi Paesi: ogni Paese ha una sua struttura produttiva
diversa, problemi che sono diversi… L’unica cosa in comune è che in questo momento
la situazione dell’occupazione in Europa è veramente drammatica. Però è chiaro – e
l’esperienza dell’Italia in questi giorni ne è un esempio lampante – il problema del
lavoro va affrontato dai governi nazionali”. (gf)