Emergenza umanitaria in Somalia. L'appello di Oxfam alla comunità internazionale
Mentre prosegue nel sud della Somalia l’offensiva lanciata dal contingente militare
dell’Unione Africana contro i miliziani al Shebaab, la situazione umanitaria continua
a rimanere gravissima. Quasi due milioni e mezzo di persone soffrono la fame e gli
effetti di un conflitto che dura da più di venti anni. Nonostante la comunità internazionale
abbia nuovamente assicurato il proprio sostegno al governo di transizione per il completamento
delle riforme istituzionali, poco è stato fatto per portare immediato aiuto alla popolazione
ostaggio dei signori della guerra. Stefano Leszczynski ha intervistato Geno
Teofilo, responsabile della comunicazione per Oxfam in Somalia:
R. - The situation
in Somalia is still very serious. … La situazione in Somalia è ancora molto grave.
Sappiamo tutti che lo scorso anno il Paese è stato colpito dalla carestia e - anche
se ufficialmente è stata dichiarata conclusa - c’è ancora una grave crisi alimentare.
A questa si aggiungono i conflitti, che continuano in molte zone del Paese. I governi
internazionali recentemente si sono riuniti a Londra nel tentativo di trovare una
strada per risolvere i conflitti.
D. - Le questioni che sono emerse dalla
conferenza di Londra sembrano essere la pirateria e il terrorismo. Sono questi i due
veri problemi della Somalia per i quali è necessario trovare una soluzione?
R.
- Oxfam … we were hoping that the Conference … Noi, come Oxfam, speravamo che questa
conferenza potesse portare un po’ di speranza alla popolazione somala colpita dalla
carestia, dai conflitti per iniziare un processo di pace. Quello che invece ne è risultato
è che ci si è concentrati troppo sul problema della sicurezza, ed è stata trascurata
l’opinione che veramente conta: quella della popolazione somala. Come ho detto, troppa
attenzione sull’aspetto della sicurezza e insufficiente attenzione ai problemi di
carattere umanitario che colpiscono il Paese.
D. - Pensa che in Somalia esista
la possibilità di dialogo tra le differenti parti per arrivare a qualcosa che possa
somigliare ad un governo per le differenti regioni del Paese?
R. - We are hoping
for an all-inclusive peace process. … Noi speriamo in un processo di pace che abbracci
tutti: per questo ci siamo battuti a lungo. Quello che non si considera è che i somali
sono molto bravi a fare la pace tra di loro: rientra nella loro cultura, fare la pace.
Spesso si dimentica che il Somaliland, a Nord, è vissuto in pace negli ultimi vent’anni:
la pace, lì, è stata costruita dai somali stessi … Per questo sì, la pace è possibile,
anche se non è stata ancora raggiunta.
D. - Pensa che una presenza internazionale
in Somalia possa facilitare questo processo?
R. - Più che di una presenza internazionale
i somali hanno bisogno di una presenza umanitaria. In ogni caso, i governi stranieri
che hanno provato a imporre la propria volontà sulla Somalia hanno fallito. Questo
è un dato di fatto e il conflitto intanto prosegue.
D. - Qual è la situazione
degli aiuti umanitari in questo momento? C’è una presenza che garantisce il supporto
di aiuti umanitari alla popolazione somala?
R. - La situazione è difficile
dal punto di vista degli aiuti umanitari. Due milioni e quattrocentomila persone dipendono
dagli aiuti umanitari. La situazione è resa difficile anche dai conflitti interni
che ostacolano gli approvvigionamenti. Le condizioni potrebbero peggiorare se il supporto
umanitario da parte della comunità internazionale venisse meno. Quindi Oxfam incoraggia
la comunità internazionale a non dimenticarsi della Somalia e di continuare a fornire
sostegno alla popolazione somala. (bi)