2012-03-01 14:00:04

Russia: ultimi giorni prima delle presidenziali


La Russia a pochi giorni dalle elezioni presidenziali di domenica prossima. I sondaggi danno nettamente favorito il premier Putin, nonostante le numerose contestazioni di piazza su un eventuale suo ritorno alla più alta carica dello Stato. Ma qual è il rischio che queste consultazioni si risolvano in un referendum pro o contro Putin? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Aldo Ferrari, docente alla Ca’ Foscari di Venezia e responsabile delle ricerche su Caucaso e Russia dell’Ispi, l’Istituto di Politica Internazionale:RealAudioMP3

R. – Nel giro di pochi mesi si è passati dalla percezione di una Russia sostanzialmente stabile, magari non esaltante dal punto di vista politico e culturale, ad un Paese invece in subbuglio, che vuole reagire all’ineluttabilità di avere Putin non solo per altri 6 anni ma, probabilmente, per altri 12. E’ vero che si andrà a votare per Putin o contro Putin, ma soprattutto per vedere se è possibile dare alla Russia una possibilità di sviluppo diverso da quello che pareva ormai preordinato in via definitiva. E’ un momento delicato, oltre che interessante.

D. – Siamo abituati a guardare alla Russia come uno dei protagonisti della scena internazionale, ma sul fronte interno quali sono le problematiche?

R. – La mia personale opinione è che tra i grandi Paesi dello scenario internazionale la Russia sia quello che rischia di più rispetto a tutti gli altri, perché è un Paese in bilico non solo politicamente, ma che non riesce rinnovarsi economicamente, che continua a contare soltanto sull’esportazione di gas e petrolio; è un grande Paese di elevata cultura, di elevata tecnologia, ma che non produce automobili o computer, non produce sostanzialmente nulla: questa stasi economica – solo parzialmente corretta dalla ricchezza energetica – pregiudica sostanzialmente il futuro del Paese. Ricordiamo che la Russia inoltre conosce una crisi demografica impressionante; ha un livello di corruzione altissimo ed è bloccato a livello politico, oltre che economico. Se la Russia non riuscirà in tempi anche abbastanza brevi a correggere queste debolezze strutturali, rischia davvero di passare dai primi posti dello scenario internazionale a una realtà di sostanziale marginalizzazione e declino. Da questo punto di vista, credo che le lezioni vadano intese non solo come un referendum pro o contro Putin, ma come una chance per la Russia di individuare un percorso politico, economico e sociale differente, molto più adatto alle sue necessità.

D. – Sarebbe, secondo lei, il momento per Mosca di stringere più concretamente i rapporti con gli altri grandi del mondo? Per alcuni osservatori la Russia è ancorata – vedi la crisi siriana – su posizioni vetero-sovietiche…

R. – Forse vetero-sovietiche non è l’aggettivo più corretto, ma d’altra parte esprime la realtà di una posizione politica estera ancorata ad interessi nazionali, il che rimane effettivamente legata alla tradizione sovietica, vale a dire l’affermazione di interessi distinti da quelli occidentali e in alleanza con la Cina: la Cina che, peraltro, se dal punto di vista politico sembra essere un partner affidabile per la Russia, dal punto di vista economico è invece un rivale poderoso che la sta soppiantando completamente in contesti come quello dell’Asia centrale, per esempio. Da questo punto di vista la Russia dovrebbe probabilmente anche modificare alcuni aspetti della sua politica estera, ma si tratta di elementi strettamente collegati alla percezione che la leadership russa ha di se stessa e del proprio interesse internazionale. Se non avviene un mutamento profondo in questo ambito, anche nella politica estera i riflessi saranno assai limitati. (bf/mg))







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