“Lo conoscevo dal 1971.
Era un grande amico capace di grandi sentimenti, di grande fedeltà. Era soprattutto
un credente. Pochi lo conoscono sotto questo aspetto ma aveva una fede fortissima,
saldissima, nell’aldilà, in Gesù Cristo. Mi raggiungeva sovente alle mie conferenze.
Sono stato suo ospite. Ultimamente tante volte ci siamo trovati a parlare e tante
volte lui voleva che si parlasse di fede, di Gesù Cristo. Sentiva soprattutto Gesù
Cristo come una presenza che gli dava senso”. Così Enzo Bianchi, Priore
della Comunità Monastica di Bose, ricorda ai nostri microfoni Lucio Dalla, suo coetaneo,
nel giorno della sua improvvisa scomparsa. “Sovente andava a messa il mattino
presto nella chiesa di fronte casa sua a Bologna, vicino a San Petronio. Io sono tristissimo
per questa perdita. C’eravamo sentiti proprio domenica scorsa perché festeggiamo insieme
il compleanno. Bianchi parla di Dalla come di un “uomo capace di grande affetto. In
lui – ricorda - c’era una vera e propria innocenza nel vivere la fede. Era
un uomo con una fede rocciosa, aveva un amore per Gesù Cristo che raramente si trova
in molti credenti, assicuro. Posso dire veramante che era una cosa straordinaria”.
Sulla personalità di Lucio Dalla, la testimonianza di P. Giovanni Bertuzzi,
domenicano, direttore del Centro San Domenico a Bologna, che conosceva bene il
cantante: “Quando era a Bologna, veniva sempre qui da noi, a Messa, ed era vicino
anche a diversi domenicani. Partecipava anche ad una missione popolare della nostra
comunità, perché sentiva l’appartenenza non solo come cristiano ma anche come
cattolico e veniva qui a vivere i Sacramenti nella nostra chiesa”. Padre Bertuzzi
– che lo conosceva sin da ragazzo, quando Dalla suonava il clarinetto con Renzo Arbore
e Pupi Avati - lo ricorda come “una persona molto disponibile, aperta, gioviale.
Un giorno - racconta il religioso - celebravo una Messa per gli studenti, con degli
studenti che cantavano durante la celebrazione. Partecipava alla Messa anche Lucio
Dalla. Avevo avuto l’impressione che questi avessero stonato abbastanza. Alla fine,
in sacrestia, dissi: ‘Guardate che, se cantate così, Lucio Dalla non vi scrittura!’.
E invece, arrivò Lucio in sacrestia, colpito dalla voce di uno di questi studenti.
Lo chiamò a cantare in un suo disco rimasto famoso, perché alla fine contiene il canto
'Vieni, vieni Spirito d’amore' cantato proprio da questo mio studente”. Della fede
di Dalla padre Bertuzzi sottolinea la spontaneità. “Così come aveva una sensibilità
musicale, aveva anche una sensibilità religiosa – ricorda - che gli faceva sentire
la presenza di Dio nella natura e nella sua vita”. Una fede espressa con la pratica
religiosa comune cattolica, con molta generosità e disponibilità nei confronti
degli altri. Non c’era alcuna difficoltà a comunicare con lui: appena lo si incontrava,
ti salutava con grande affabilità e ci teneva a stabilire un rapporto di dialogo con
tutti. Quello che mi ha sempre colpito in lui è che non aveva alcuna riservatezza
o altezzosità per quello che era, un cantante famoso; e poi mi ha colpito sempre la
sua semplicità e la sua umiltà”. Ancora una curiosità: “Il padre Michele Casali, fondatore
del Centro San Domenico, mi diceva che la famosa canzone ‘Caro amico ti scrivo...’
l’aveva composta con lui in parlatorio. Era andato a parlare con lui, perché si vedevano
molto spesso. Praticamente l’ha composta insieme a questo mio confratello!”. In
questo programma il Priore Enzo Bianchi ci aiuta anche a parlare di Quaresima come
tempo opportuno per riscoprire cibi semplici, senza trascurare gusto e bellezza. Con
Cecilia Penati, del CERTA (Centro Ricerca Televisione e Audiovisivi) dell'Università
Cattolica di Milano, ci interroghiamo sulle ragioni della proliferazione di programmi
televisivi sulla cucina. (di Antonella Palermo)