2012-02-29 19:40:16

Nord Corea: moratoria nucleare in cambio di aiuti Usa. Plaudono Russia e Cina


Stop ai test nucleari, al lancio di missili a lungo raggio, e all’arricchimento dell'uranio nella Corea del Nord. L’annuncio arriva da Pyongyang che ha deciso la moratoria in cambio di aiuti alimentari da parte degli Stati Uniti, con un primo invio di 240 mila tonnellate di assistenza nutrizionale. “Un primo passo nella direzione del dialogo e della pace” è il commento del segretario di Stato americano Clinton che si impegna anche a sospendere le sanzioni una volta ripresi i colloqui a sei. Plaudono alla decisione anche Russia e Cina. Soddisfazione dall’Aiea, l’agenzia dell’Onu per l’energia atomica, che si dice pronta ad inviare nel Paese i suoi osservatori. Per un commento Cecilia Seppia ha sentito Fabrizio Battistelli, segretario generale di Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. – Potrebbe anche essere la volta buona. Non è anche privo di significato il fatto che il regime di Pyongyang abbia accettato di mettere sul tavolo un aiuto, con queste caratteristiche, che richiama direttamente la situazione di crisi interna. Già questa, in qualche modo, è una concessione politica. Inoltre, potrebbe probabilmente essere il primo passo per un’iniziativa che agli Stati Uniti conviene da tutti i punti di vista - non escluso quello economico – ma che ha certamente un riflesso strategico complessivo positivo per il mondo. Vorrebbe dire bloccare questa proliferazione nucleare che può sempre rappresentare un tentazione come arma, talvolta di ricatto, per Paesi che sono esclusi dalla capacità legale di detenere l’arma atomica.

D. – Tra l’altro, Pyongyang ha anche aperto all’invio, da parte dell’Aiea, di nuovi osservatori che possano realmente verificare l’adempimento di questa moratoria…

R. – Sì. Questa è sempre una decisione positiva, anche se non sarebbe la prima volta che si accettano le ispezioni e poi si cerchi di imbrigliarle...

D. – Il segretario di Stato americano, Clinton, ha espresso un parere positivo. Lo ha definito: “Un modesto primo passo nella giusta direzione”. Gli Stati Uniti, però, si sono anche detti ancora profondamente preoccupati e, di certo, staranno a guardare attentamente, anche per giudicare le azioni del governo, perché, forse, questa decisione sottolinea anche un cambio di rotta della nuova leadership assunta dal figlio di Kim Yong-Il…

R. – Potrebbe essere che sia in atto un modesto ampliamento di alcune libertà interne, compresa una cauta apertura in campo economico, verso consumi ed investimenti...

D. – Tra l’altro, l’arsenale balistico nord-coreano è davvero imponente e fa paura non soltanto a tutta l’area nord-asiatica ma al mondo intero…

R. – Sì. In passato è accaduto che armi e tecnologie – soprattutto nord-coreane – transitassero anche in altre zone critiche del pianeta, come in Medio Oriente, e quindi ci fosse anche una proliferazione tecnologica che certamente contribuisce a destabilizzare in particolare le aree di crisi. Si tratta, quindi, di un vantaggio complessivo se le Nazioni Unite e chi, al suo interno, ha più potere, capacità tecniche, finanziarie ed economiche – come gli Stati Uniti – provvede, in qualche modo, a realizzare uno scambio. Il burro al posto dei cannoni!

D. – Washington si è anche impegnata, una volta ripresi i colloqui a sei, a dare priorità allo stop alle sanzioni contro Pyongyang. Quindi, forse, è una mossa strategica…

R. – Sì, sicuramente. Potrebbe essere un vantaggio reciproco. E’ quello che, tecnicamente, viene definito “un gioco a somma positiva”, ossia un gioco nel quale tutti vincono. Se il regime sposta le sue priorità dal ricatto nucleare e da aspirazioni assolutamente anti-storiche di rivincita o comunque di intimidazione – per esempio verso la Corea del Sud – ad un miglioramento del tenore di vita dei propri abitanti, sarebbe sicuramente un vantaggio per tutti. (vv)







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