Mons. Eterović: la famiglia fondamentale per la nuova evangelizzazione
Si è tenuta nei giorni scorsi la riunione del 12.mo Consiglio ordinario della Segreteria
generale del Sinodo dei Vescovi. Al centro dell’incontro la bozza dell’Instrumentum
laboris del Sinodo su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede
cristiana”, in programma in Vaticano dal 7 al 28 ottobre di quest’anno. Al microfono
di Alessandro Gisotti, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons.
Nikola Eterović, si sofferma sui punti salienti dell’incontro:
R. – La riunione
ha dovuto esaminare una prima sintesi delle risposte pervenute dalle Conferenze episcopali
del mondo intero, dai Sinodi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, come
pure dai dicasteri della Curia Romana e dall’Unione dei superiori generali. La riunione
ha avuto lo scopo di studiare le risposte, di fare una sintesi ordinata e di presentarla
poi nuovamente per l’elaborazione dell’Instrumentum laboris.
D. – Una
delle preoccupazioni che sta emergendo da questi lavori è l’infecondità dell’evangelizzazione
attuale. Come affrontare questa sfida?
R. – Nel campo della nuova evangelizzazione,
bisogna animare con un nuovo ardore, nuovi metodi e nuova espressione. L’evangelizzazione
parte dunque da una realtà già esistente e si estende anche alle persone che sono
lontane dalla Chiesa, che magari sono battezzate – ma non evangelizzate – e che non
praticano la fede cattolica. Queste persone sono davvero molte, presenti in tanti
Paesi. La nuova evangelizzazione deve inoltre dare anche una nuova spinta alla missio
ad gentes, cioè alla vera e propria attività missionaria.
D. – Questa infecondità
dell’evangelizzazione dipende anche dai sempre più forti processi di secolarizzazione?
R.
– Dipende da tanti fattori, tra cui certamente la cultura secolarizzata, che ci circonda.
Dipende, però, anche dalla controtestimonianza dei cristiani stessi come anche dei
membri della Chiesa, che è Santa. Siamo tutti chiamati alla santità ma purtroppo,
dobbiamo riconoscerlo, siamo tutti peccatori. La necessità della conversione, sia
a livello personale sia a livello comunitario, è stata perciò messa molto in risalto,
quasi fosse una pre-condizione per la nuova evangelizzazione.
D. – Ci avviciniamo
al Congresso mondiale delle famiglie di Milano. Che ruolo può avere, la famiglia cristiana,
nello sforzo della nuova evangelizzazione?
R. – E’ un ruolo essenziale. E’
indicativo il fatto che quasi tutte le risposte hanno sottolineato l’importanza della
famiglia nella trasmissione della fede. Laddove la famiglia non svolge questo ruolo
primario, vengono a manifestarsi tante difficoltà. Oggi, purtroppo, vediamo come ci
siano genitori che non conoscono sufficientemente la fede, non la vivono e, con tutta
la buona volontà che possono avere, non riescono a trasmetterla. E’ perciò tutta la
comunità che dovrebbe aiutarli, catechizzando i genitori ma soprattutto i giovani.
Anche in quel caso, la parrocchia dovrebbe aiutare molto. In alcune risposte che sono
state esaminate, si nota proprio come la parrocchia dovrebbe essere “comunità delle
comunità”, e le altre comunità dovrebbero far riferimento alla parrocchia. Quest’ultima,
mantenendo il suo regolare servizio, dovrebbe aprirsi un po’ alla realtà che la circonda.
D.
– Quanto può essere importante l’Anno della fede, voluto da Benedetto XVI per la nuova
evangelizzazione?
R. – E’ una decisione davvero provvidenziale, anche per i
lavori sinodali, perché ci ricorda la dimensione fondamentale della fede. La fede
è la bussola che ci orienta, anche nell’affrontare questa nuova situazione che stiamo
vivendo: obbedienti al mandato del Signore, siamo invitati ad annunciare la Buona
Notizia ai vicini ai lontani, per la salvezza di ogni persona e del mondo intero.
(vv)