2012-02-28 14:11:42

Mali: per i vescovi il conflitto al nord aggravato dalla siccità


“La situazione umanitaria in Mali era già grave ancor prima della ripresa dei combattimenti nel nord del Paese, a causa della siccità che ha provocato un’emergenza alimentare” dice all’agenzia Fides mons. Jean Zerbo, arcivescovo di Bamako, capitale del Mali, la cui parte nord da alcuni mesi è sconvolta dalla ribellione dei tuareg, che ha costretto alla fuga migliaia di civili. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati sono circa 130.000 gli sfollati interni e i rifugiati negli Stati limitrofi. “In una situazione già critica è riesploso il conflitto nel nord, che ha cause lontane nel tempo, ma che oggi ha aspetti molto complessi perché accanto alla rivendicazioni di autonomia o di indipendenza dell’area, si sono aggiunti il traffico di droga e di persone che sono difficili da controllare. La guerra ha provocato non solo vittime ma anche un gran numero di sfollati, sia nel nord che nel sud” afferma mons. Zerbo. “Abbiamo fatto appello alla Caritas Internationalis per aiutarci, come Chiesa del Mali, nel sostenere i più poveri, per mettere in pratica il Vangelo dando da mangiare e da bere agli affamati e agli assetati, e curando chi ha bisogno di assistenza medica” continua l’arcivescovo di Bamako. Mons. Zerbo indica inoltre gli altri campi in cui si esplica l’azione della Chiesa locale: “In primo luogo, la Chiesa partecipa nell’offrire un’informazione corretta e veritiera su quello che accade nel nostro Paese. La gente deve essere informata non disinformata, senza minimizzare o esagerare la situazione. In secondo luogo, la Chiesa prega per la pace in questa zona. Per questo abbiamo chiesto che tutte le domeniche, in ogni chiesa del Paese, si reciti la preghiera di San Francesco. In terzo luogo la Chiesa è impegnata in tutte le discussioni intraprese per risolvere attraverso il dialogo il conflitto e per preservare l’unità nazionale”. “Ogni cambiamento deve essere fatto per via democratica e non attraverso le armi” conclude l’arcivescovo di Bamako. (R.P.)







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