Esercizi spirituali in Vaticano. Il cardinale Pasinya: riflettiamo sul valore della
comunione nella Chiesa
La comunione con Dio, da cui la Chiesa ottiene “misericordia” e una “guida amorevole”:
su queste due piste si è articolata questa mattina la doppia meditazione degli esercizi
spirituali quaresimali, che Benedetto XVI e la Curia Romana stanno vivendo da domenica
scorsa. A predicare gli esercizi quest’anno è il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya,
arcivescovo di Kinshasa, che ha scelto come testo-guida la prima Lettera di San Giovanni.
Il porporato spiega il perché al microfono di Alessandro De Carolis:
R. – Ho visto
che San Giovanni riserva molta attenzione alla comunione nella Chiesa, sia alla comunione
dei fedeli con gli Apostoli, che dei fedeli con Dio e degli Apostoli con Dio. Mi sono
detto: è un tema interessante che vale sempre, perché all’interno di questo tema si
parla di tutti i problemi che la Chiesa primitiva ha incontrato e che noi oggi possiamo
incontrare. Mi riferisco alla rottura della comunione nella Chiesa: la rottura della
comunione per mancanza di fede, la rottura della comunione per mancanza di carità,
la rottura della fede perché non si segue l’insegnamento degli Apostoli. E vedendo
come Giovanni tratta il tema già in partenza, in maniera così solenne – “ciò che abbiamo
visto, ciò che abbiamo udito noi ve l’annunciamo perché siate in comunione con noi”
– questo modo di presentare le cose mostra quale importanza Giovanni riconosca a questo
aspetto. E infatti, all’inizio della Chiesa c’erano persone che non credevano in Gesù,
come anche oggi ci sono persone che non credono in Gesù: non credono che Gesù sia
il Messia, non credono che Gesù si sia incarnato. Vediamo che Giovanni incomincia
a contattare coloro che non credono che Gesù sia venuto e dice: “Erano tra di noi,
ma sono usciti”. Anche adesso abbiamo di quelle comunità che erano con noi e che sono
uscite: tutte quelle piccole comunità che da noi si chiamano “chiese del risveglio”,
oppure i fondamentalisti, ecc... tutta questa realtà è toccata dal testo di San Giovanni.
Il quale, alla fine, incomincia a parlare della fede in Gesù Cristo, della comunione
con Dio e, nel frattempo, indica i criteri per essere in comunione con Dio. Quindi,
oggi stesso abbiamo interesse a rivedere queste cose.
D. – In che modo le parole
della Lettera di San Giovanni si intrecciano con i temi della Quaresima?
R.
– La Quaresima è, praticamente, un andare nel deserto con Gesù per essere più vicino
a Dio. Dove il Signore ha vinto il demonio, anche noi dobbiamo vincere. Dove Israele,
nel deserto, è stato vinto dal demonio, noi pure dobbiamo evitare di essere vinti
dal demonio. Quindi, questa è la ragion d’essere della Quaresima: il fatto che ci
aiuta a vivere più intensamente la comunione con Dio. La comunione con Dio, allora,
è nel cuore della Quaresima, quando nel testo della Lettera si dice: “Voi avete vinto
grazie all’unzione dello Spirito, grazie alla Parola di Dio che voi avete ricevuto
nel battesimo”.
D. – Nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno, Benedetto
XVI punta molto sull’aspetto della carità concreta. Come sono risuonate in lei le
sue parole?
R. – L’appello del Papa, da noi, è profondamente reale: quando
si è in Africa e si vede quella povertà, quella miseria, si vedono quelle guerre,
tutto il caos che c’è, non si può non pensare a questo. Per questo abbiamo senz’altro
accolto il Messaggio del Papa: perché aderiva alla nostra realtà. (gf)