Assad: una vittoria il referendum, ma la repressione continua
In Siria, giornata ieri di referendum costituzionale ma anche di repressione, come
accade da mesi, con almeno 31 morti. Il Comitato internazionale della Croce rossa
(Cicr) non è riuscito a raggiungere ancora l’accordo per evacuare i feriti dal quartiere
di Bab Amro a Homs. Da parte sua il presidente Assad ha dichiarato che, a parte la
blogosfera, sul terreno è sempre il più forte, presentando il referendum come una
vittoria. Marina Calculli
Sul piano
internazionale, nelle ultime ore dopo che la Clinton ha definito “disprezzabile” il
veto imposto da Cina e Russia alla risoluzione Onu, Pechino ha risposto sostenendo
che gli Usa non hanno ''alcuna base morale'' per parlare con “una super-arroganza
egoistica”. Ma a questo punto della crisi, che peso può avere il multipartitismo con
la fine del partito unico Baath a questo punto della crisi siriana? Fausta Speranza
ne ha parlato con il prof. Arduino Paniccia, docente di studi strategici al’Università
di Trieste:
R. - Potrebbe
essere l’inizio di una svolta da parte del regime. Non è mai facile pensare al regime
che riforma se stesso. Tuttavia le pressioni su Assad sono molto forti e sono forti
oggi anche da alcune parti delle forze armate, che sono sostanzialmente quelle che
lo sostengono, ma non si sa fin quando potrà durare, perché il movimento dei ribelli
sta crescendo e vi sono Paesi che, ormai hanno - bene o male - non voglio dire delle
truppe, ma dei commandi di intelligence all’interno della Siria. Quindi Assad sa che
questa è una nuova delle poche ultime carte che può giocare.
D. - La domanda
è: al movimento potrebbero bastare le riforme costituzionali? Il movimento è nato
come una delle tante rivendicazioni da “primavera araba” ma sembra che stia assumendo
connotazioni un po’ diverse...
R. - Non credo che questo basti al movimento.
L’opposizione a Assad è molto frantumata, appunto, e spalleggiata da molte diverse
parti: quindi il referendum per il movimento, per coloro che hanno scelto la linea
di combattere, non basterà. Questo può servire ad una opinione pubblica ancora a
sostegno di Assad - che c’è ancora, anche se molto più indebolita - e può servire
all’opinione internazionale per cogliere il modo di cercare di entrare, invece che
con la forza delle armi e dei corridoi, in un altro modo nella vicenda siriana. Ma
il movimento di base contro Assad credo che non si fermerebbe, non avrebbe dei forti
effetti. Questo lo hanno dimostrato tutte le rivolte arabe. (mg)