2012-02-27 17:08:20

Afghanistan, il rogo del Corano favorisce la strategia dei Talebani


RealAudioMP3 "In Afghanistan rischiamo di assistere a una situazione analoga a quella che precedette il ritiro dei sovietici da Kabul. Gli insorti, e cioè i Talebani, sanno che aumentando la pressione, provocando morti e feriti, spingeranno i governi occidentali ad accelerare il ritiro delle truppe, previsto per il 2014, lasciando da solo il presidente Karzai a gestire il problema sicurezza". Così, Vittorio Emanuele Parsi, docente di relazioni internazionali all'Università Cattolica di Milano, interpreta la nuova fiammata di violenza e contestazioni anti-americane che investono l'Afghanistan da una settimana. "Certo - spiega Parsi - la dissacrazione del Corano attuata dai soldati Usa a Bagram dimostra il fallimento della complessa strategia del genarale Petraeus che puntava a conquistare i cuori e le menti della popolazione locale. Irritare il nemico e dargli motivi per fare proselitismo è il modo più sbagliato per combatterlo". "Dopo più di dieci anni le forze dell'Isaf oggi sono più che mai considerate forze di occupazione, non si è lavorato abbastanza per ottenere un consenso civile allo sforzo del contingente internazionale". E' d'accordo, in gran parte, con questa analisi, il missionario rogazionista pade Giacomo Rossini, che ha vissuto per quattro anni a Kabul. "I Talebani da sempre prendono al volo ogni motivo per sfruttarlo contro le forze dell'Isaf" spiega. "Il recente omicidio di due ufficiali americani nel ministero dell'interno a Kabul dimostra che l'onda della rabbia anti-occidentale nella capitale afghana è in crescita". "Ora - conclude il prof. Parsi - c'è il rschio che l'Afghanistan diventi ancora di più una terra di coltura del terrorismo internazionale per di più confinante con un Paese a rischio come il Pakistan". (a cura di Fabio Colagrande)







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