Attacco in Nigeria contro una chiesa protestante a Jos. Tre i morti, circa 40 i
feriti. Sospetti sui Boko Haram
Un nuovo attentato ha scosso questa mattina la regione di Jos, nello Stato del Plateau,
in Nigeria. Uomini armati hanno fatto irruzione nella sede della “Chiesa di Cristo
nella Nigeria”, uccidendo 3 fedeli e ferendone altri 38. Nella zona resta aperto il
conflitto tra la popolazione locale di etnia berom e gli haussa venuti dal nord, ma
l’attacco anche stavolta sembra essere riconducibile alla setta estremista islamica
dei Boko Haram. Lo conferma Patrick Tor Alumuku, direttore del dipartimento
di Comunicazione sociale dell’Arcidiocesi di Abuja, intervistato da Cecilia Seppia:
R. – In questo
momento si pensa che il responsabile sia Boko Haram. Infatti, l’informazione che ho
avuto poco fa dice che questi terroristi sono arrivati lì e hanno colpito il personale
della sicurezza prima di entrare in chiesa.
D. – Quindi, la stessa modalità
con cui operano sempre, cioè si coprono il volto, entrano armati e attaccano in maniera
devastante …
R. – Esatto: sono loro. Si dice che questo gruppo terroristico
in realtà sia legato ad Al Qaeda del Nord Africa: hanno lo stesso modo di operare,
che vuole colpire al cuore i cristiani.
D. – Ci sono vittime tra i fedeli,
anche diversi feriti. Che Chiesa è quella di "Cristo nella Nigeria"?
R. –
E’ una Chiesa protestante, non pentecostale; è una Chiesa di tipo luterano.
D.
– Come ha reagito il governo a questa serie di attacchi sanguinosi? E cosa fa la Chiesa,
come la Chiesa segue questi attentati?
R. – Il governo sta facendo di tutto
per limitare questa situazione, per alzare il livello di sicurezza. Da parte sua,
la Chiesa sta cercando di aumentare il livello di sicurezza in tutti gli edifici di
culto: all’entrata e all’uscita e nelle strade limitrofe. Quindi, in realtà non è
facile per queste persone raggiungere una chiesa, soprattutto la domenica. Però, se
gli attentatori arrivano armati non è impossibile che riescano a fare quello che hanno
fatto oggi a Jos.
D. – Rimane sempre aperta, poi, la questione del dialogo
tra cristiani e musulmani: questo è un altro fronte sul quale la Chiesa continua ad
impegnarsi …
R. – Non si può mai negare l’importanza del dialogo. Da parte
della Chiesa si fa ogni cosa possibile. Questo è un tema molto caldo anche tra i cristiani.
Poi, c’è un altro aspetto interessante ed è che, tra gli stessi musulmani, ci sono
quelli che non accettano che questo gruppo terrorista islamico provenga dalla loro
parte. Secondo loro, non fa parte dell’islam questo Boko Haram, e per questo loro
non amano che siano definiti “musulmani”. Noi diciamo loro: “Ma se loro stessi sostengono
di essere musulmani, dovete essere voi a cercare di fermarli”!
D. – Lì in Nigeria
la gente come vive: ha paura di questi continui attacchi? C’è un clima di tensione
molto forte, che si sta inasprendo …
R. – A nord c’è questa sensazione di paura,
perché nessuno vuole vivere in un posto dove c’è mancanza di sicurezza, dove esplodono
le bombe, dove c’è rischio per la vita. Ci sono cristiani che dal nord, dallo Stato
di Yobe e da Maiduguri [nello Stato di Borno], stanno scendendo verso il centro-sud,
verso Jos [Plateau] e adesso verso Abuja: aumenta da una settimana all’altra il numero
delle persone, delle macchine; le strade sono piene proprio perché ci sono tante persone
che stanno scendendo dal nord verso il centro, verso la capitale. (gf)