2012-02-25 12:14:55

Le Chiese del Nord Est si preparano al convegno "Aquileia 2"


“In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese del Nordest”: questo il tema del secondo Convegno ecclesiale delle Chiese del Nordest che si terrà ad Aquileia dal 13 al 15 aprile. A vent’anni dal primo grande Congresso che si svolse nella stessa città nel 1990, le Chiese della regione vogliano guardare, con gli occhi della fede, le trasformazioni in atto e le nuove sfide emerse nel territorio. Cosa aspettarsi, dunque, da “Aquileia 2”? Isabella Piro ne ha parlato con don Renato Marangoni, segretario del Comitato preparatorio dell’evento:RealAudioMP3

R. – "Aquileia 2" lo intenderei come una dinamica aperta di Chiesa, per cui vorremmo che diventi un momento strategico per portare avanti uno stile di Chiesa: è uno stile che sente il bisogno, oggi, di un grande ascolto che parte dallo Spirito, ma in questo cammino, l’ascolto dello Spirito è diventato ascolto a 360 gradi della situazione, della realtà, dei segni dei tempi. L’altra parola molto forte, molto significativa che ci piacerebbe realizzare di più è quella della testimonianza: una Chiesa testimoniale. Quindi, ascolto non come semplice passaggio, perché l’ascolto ci permette di incontrare il dono di Dio, lo Spirito, la Parola, Cristo, ma anche tutta la realtà oggi così variegata e complessa, e testimonianza, ovvero una Chiesa che più che sul fare, più che sul realizzare grandi cose, è chiamata a diventare molto più testimoniale.

D. – In vista di "Aquileia 2" sono stati preparati due studi: “Vent’anni di trasformazione nel Nordest” e “Presente e futuro della religiosità nel Nordest”. Cosa emerge da queste due ricerche?

R. – Sono stati presi in considerazione alcuni indicatori, ad esempio l’immigrazione. Da noi è diventata proprio una condizione strutturale; qualche parrocchia della mia diocesi arriva al 18% di popolazione immigrata. Poi il fattore famiglia che in questi anni sta cambiando, non sul piano valoriale, ma sul piano proprio della constatazione, sociale e culturale, di una pluralità di forme che vanno studiate in profondità. Il contesto che viviamo ha cambiato anche la pastorale, la vita concreta della Chiesa: il volto della religiosità è cambiato tantissimo, sempre più il credere, nel nostro contesto del Nordest, è un credere con tante domande, con zone di incertezza. Emerge che c’è un disagio di fronte ad una Chiesa che, a volte, è percepita come lontano dal vissuto della gente. Ma questo non come giudizio complessivo, perché contemporaneamente la realtà della parrocchia è molto apprezzata ed emerge, contemporaneamente, una domanda molto più profonda di spiritualità, di esperienza del mistero e del trascendente.

D. – In che modo la visita del Papa ad Aquileia e Venezia, nel maggio 2011, ha guidato e guida il vostro cammino di preparazione?

R. – Benedetto XVI, incontrando i Consigli pastorali delle quindici diocesi ad Aquileia, ha confermato il nostro cammino, lo ha rilanciato dicendo che questo cammino di sinodalità, di condivisione oggi è proprio necessario, costitutivo dell’essere Chiesa in un territorio. Ed ha chiesto alle comunità cristiane una presenza efficace, orientata ad un bene grande che è il bene dell’umanità, invitandoci ad una conversione dalla disperazione alla speranza, dalla tristezza alla gioia, e - terza dimensione molto bella che abbiamo accolto come un grande appello – la conversione alla vita comunitaria, alla comunione nella Chiesa.







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