"Facciamo
appello al Vaticano perché può giocare un ruolo diplomatico importantissimo per una
riconciliazione in Siria. Gode infatti ancora di autenticità sia da parte del governo
siriano sia da parte delle varie fazioni dell’opposizione". Questo l'auspicio espresso
da P. Jihad Youssef, del monastero siriano di Mar Musa, che attualmente vive e
studia a Roma. Ai nostri microfoni parla della paura dell’estremismo islamico che
sta generando divisione tra i cristiani: "Se non sono i cristiani i promotori di
una mediazione, chi se ne può fare carico? Bisogna promuovere la riconciliazione dal
di dentro, noi possiamo farlo. Noi siamo una minoranza ma nella storia del Paese i
cristiani hanno giocato sempre un ruolo intellettuale e politico importante, di qualità,
non di quantità. Noi ora abbiamo mollato e questo è uno sbaglio. Il cristiano non
può accettare che la sua libertà sia fondata sull’ingiustizia altrui". Mentre
si allunga la lista delle vittime della repressione operata dal regime e la Croce
Rossa Internazionale tenta di riprendere l'evacuazione dei feriti (fra cui due giornalisti
stranieri) e delle persone bisognose di aiuto nella città di Homs, affidiamo a
Giuseppe Acconcia, giornalista e studioso delle rivoluzioni in Medio Oriente, l'analisi
geopolitica della drammatica situazione in Siria. "Iniziate in periferia, le rivolte
qui non hanno preso ancora il volto del movimento urbano tipico dell'Egitto, dello
Yemen e della Libia. Questa è la più grande debolezza degli attivisti siriani, insieme
alla loro frammentazione. A Damasco ed Aleppo ci sono manifestazioni ma sono confinate
ad alcuni quartieri e non coinvolgono tutto il tessuto delle città". Sulle indicazioni
emerse dal vertice degli "Amici della Siria", svoltosi a Tunisi con oltre una settantina
di rappresentanti di organizzazioni e paesi, Acconcia precisa che più che l’assenza
di Cina e Russia da questo tavolo di trattative, è rilevante il riallineamento turco
sulle posizioni di Usa e Israele. "All’inizio la Turchia era molto diplomatica con
il governo di Assad - ricorda Acconcia - ora il suo cambiamento di atteggiamento potrebbe
privare l’Iran del principale asse tra i paesi arabi. Tutto ciò potrebbe destabilizzare
l’intera regione". (di Antonella Palermo)