2012-02-24 14:05:30

Seminario su giovani e lavoro alla Lateranense: investire sulla formazione per ricostruire l'Italia


I giovani e la crescita. Formazione, impresa e lavoro. Questo il tema del seminario che si è svolto ieri alla Pontificia Università Lateranense di Roma, nell’ambito del corso di alta formazione “Etica, finanza, sviluppo”, promosso dall’Area internazionale di ricerca Caritas in veritate e dell’Accademia internazionale per lo sviluppo economico e sociale (Aises). Il servizio di Michele Raviart.RealAudioMP3

In Italia, si investe poco sulla formazione, in media il due per cento in meno dei Paesi dell’Ocse, e circa un milione e mezzo di ragazzi tra i 15 e i 29 anni non studia né lavora. Dati allarmanti, sintomatici dell’inefficienza di un sistema da ripensare e che ha bisogno di investimenti sui giovani per far ripartire l’economia del Paese. Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Ferrari e di "Italia Futura":

"Tra le priorità che dovrebero essere chiarite e portate all'attenzione di tutti, c'é la cultura e gli investimenti, la formazione, l'impresa ed il lavoro in tutte le proprie componenti. Queste sono le forze di un Paese su cui bisogna chiaramente investire e dirlo con trasparenza".

Decisiva in questo senso la valorizzazione dell’impresa, intesa come “comunità di lavoro” e della formazione, che deve avere nella scuola il principale “ascensore sociale”, che possa permettere un’equa competizione tra tutti i cittadini. Insegnamenti che devono andare oltre la semplice preparazione tecnica, ed abbracciare un orizzonte culturale più ampio, che superi il nozionismo del “cosa fare” per raggiungere la complessità del “perché devo fare”, osserva mons. Leuzzi, direttore dell’ufficio della Pastorale universitaria. Una formazione generale che sia utile ad affrontare l’inevitabile flessibilità lavorativa dei nostri tempi. Fiorella Kostoris, docente di economia all’università "La Sapienza" di Roma:

"Le competenze generali servono, forse, ancora di più di quelle specifiche. Quelle specifiche potranno dare aiuto nel primo lavoro ma poi, negli anni, bisognerà cambiare lavoro o perché si cresce nella carriera o perché ci si sposta o magari perchè, purtroppo, si perde quel lavoro e bisogna trovarne un altro. E' lì che bisogna ricorrere alla formazione permanente, che diventa possibile solo se uno ha imparato, da giovane, tante cose di tipo generico e generale, tra cui 'imparare ad imparare' cose nuove".

Se da un lato, tuttavia, bisogna “incentivare i giovani a iscriversi all’università e a terminarla il prima possibile”, ribadisce Michel Martone, vice ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, dall’altro è necessario de-mitizzare la laurea come garanzia d’accesso al mondo lavorativo. Ecco, quindi, che la rivalutazione dei lavori manuali deve essere al centro di un nuovo messaggio culturale, affiancato al rilancio di forme contrattuali come l’apprendistato, in una prospettiva che dia pari dignità ad ogni attività lavorativa. Mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense:

"In una prospettiva cristiana, ogni posto di lavoro ha la sua dignità e la sua nobiltà. Non c'è il posto di lavoro di serie A ed il posto di lavoro di serie B. Il lavoro è nobilitato proprio nel disegno della creazione di Dio stesso. Nella prospettiva cristiana, è importante considerare il diritto di ogni uomo al lavoro, e dunque del giovane in modo speciale. E' importante fornire strumenti per la formazione di ogni persona".

“I giovani hanno bisogno della crescita per guardare al futuro”, ha affermato Valerio De Luca, presidente dell’Aises, ma la crescita “ha bisogno del coraggio e della spinta ideale dei giovani per ricostruire il presente dell’Italia.







All the contents on this site are copyrighted ©.