Raffica di attentati in Iraq. Mons. Warduni: solo Dio è la nostra speranza
Al Qaeda ha rivendicato su Internet la nuova raffica di attentati avvenuti in Iraq.
Oltre 70 le vittime e oltre 400 i feriti negli attacchi che hanno preso di mira Baghdad
e altre città del Paese. Secondo fonti governative, la "rete del terrore" intende
scoraggiare le prossime iniziative di riconciliazione nazionale: il vertice della
Lega Araba a fine marzo e la conferenza nazionale che si sta preparando. Sugli ultimi
attentati, Benedetta Capelli ha intervistato mons. Shlemon Warduni,
vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei:
R. – Per quelli
che vivono qui, purtroppo, è una cosa quasi “ordinaria”. Se c’è un po’ di quiete per
qualche giorno, poi non si sa perché arriva la tempesta. Quindi, noi cerchiamo – in
questo inizio di Quaresima – di fare un po’ più di digiuno, di penitenza per chiedere
al Signore la speranza, perché le vie del Signore non sono come le nostre, il suo
pensiero non è come il nostro. La marea dell’emigrazione continua: cosa possiamo dire
alla gente, affinché non vada via? Quali elementi di sicurezza possiamo dare loro?
Non abbiamo altra speranza, solo il Signore ci aiuterà.
D. – Ci sono anche
difficoltà politiche molto forti, in Iraq. La violenza, però, può essere sconfitta
anche con una pace politica. Perché questo non avviene?
R. – Certamente, il
responsabile principale è il governo, perché non abbiamo un governo forte, quasi non
c’è, quasi non c’è una legge … Questa è la situazione peggiore in assoluto. Se i politici
si mettessero d’accordo, le cose potrebbero andare molto meglio. Noi abbiamo bisogno
di questo: che ci sia un governo duraturo, forte, che guidi la nazione sulle rive
della pace.
D. - E’ in preparazione una conferenza di riconciliazione e un
vertice della Lega araba a fine marzo a Baghdad. Crede che questi due appuntamenti
possano segnare un momento di svolta per il destino dell’Iraq?
R. – Noi speriamo
prima di tutto che avvengano queste due cose. Ogni incontro ha una sua pur piccola
utilità: dobbiamo essere ottimisti, certamente, ma questo ottimismo dovrà anche fondarsi
su qualcosa. Per questo noi preghiamo perché il Signore illumini le menti, allontani
le persone dagli interessi personali, etniche e di partito. Al Signore chiediamo soltanto
di dare loro la forza di guardare al bene dell’Iraq e degli iracheni.
D. –
Perché mai l’Iraq non riesce a prendere in mano il proprio futuro?
R. – Né
dall’esterno, né dall’interno riusciamo a spiegarci questo. Si potrebbe dire che la
causa risiede negli interessi particolari: quelli del proprio partito, quelli della
propria etnia, quelli non della religione, ma della confessione, perché se ci fosse
un po’ di timor di Dio, un po’ di amore di Dio e del prossimo, sarebbe molto più facile
superare queste difficoltà.
D. – Come la sua piccola comunità sta vivendo questo
tempo di Quaresima?
R. – Da noi, la Quaresima inizia il lunedì, due-tre giorni
prima di voi; si inizia con il digiuno e l’astinenza dalle carni e dalle altre cose,
e poi digiuno naturale fino a mezzogiorno. Oggi abbiamo la Via Crucis e offriamo tutto
per la conversione del mondo, come diceva il Santo Padre l’altro ieri, mercoledì,
all’udienza generale, a proposito del digiuno: la Quaresima è tempo di conversione,
e poi il Signore ci darà la pace e la tranquillità. (gf)