2012-02-23 11:35:48

Scontri in Myanmar: appello di pace del vescovo di Banmaw


Mine antiuomo disseminate sul territorio e gravi epidemie che colpiscono soprattutto i bambini: sono, questi, solo alcuni tra i problemi più urgenti per la popolazione di etnia kachin, nel nord del Myanmar (sud-est asiatico) teatro dello scontro fra le truppe governative e i ribelli del Kachin Independence Army (Kia). È quanto emerge da un appello di monsignor Raymond Sumlut Gam, vescovo di Banmaw, che, a otto mesi dall’inizio dei combattimenti invoca pace e riconciliazione. «Ora — evidenzia il presule, citato dall'Osservatore Romano — gli sfollati sono oltre 57.000. La diocesi è fortemente influenzata dalla guerra civile e le persone sono fuggite verso le città e le aree di confine. Attualmente la nostra Caritas si prende cura di 13.500 sfollati interni in diversi campi per rifugiati. Offriamo istruzione scolastica, vestiti, cibo, medicine, formazione, sostentamento, cura pastorale e assistenza spirituale. Ma gli sfollati nelle aree remote e di confine vivono in condizioni pessime, con limitati rifugi e assistenza umanitaria». Il vescovo nota allarmato i problemi più gravi: «Negli ultimi mesi sono scoppiate fra i bambini malattie respiratorie ma anche dissenteria, malaria e tubercolosi, con forti rischi di mortalità». Inoltre i territori agricoli intorno ai villaggi sono disseminati di mine antiuomo. Pertanto i rifugiati hanno paura di riprendere una vita normale e il loro futuro è precario. Infatti, sebbene «i combattimenti sembrino diminuiti di intensità, la popolazione è solo cautamente ottimista sulle reali possibilità di pace». Il presule conclude invitando la comunità internazionale e i Governi a fare pressioni sulle parti per la fine del conflitto, e per costruire pace e riconciliazione». (T.C.)







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