Convegno sulle malattie rare: piano nazionale per facilitare le cure
“Il Piano Sanitario delle malattie rare 2013: idee a confronto” è il convegno che
ha riunito a Roma per la prima volta gli ‘Stati Generali delle malattie rare’. L’Istituto
Superiore di Sanità ha già attivato un registro con cui ha censito 485 malattie e
95 mila pazienti. Massimo Pittarello ha chiesto al direttore del Centro nazionale
malattie, la dott.ssa Domenica Taruscio, quali sono gli scopi dell’incontro
di oggi:
R. – Oggi, siamo
impegnati nel primo workshop internazionale sulla metodologia per linee-guida nelle
malattie rare. Abbiamo invitato esperti a livello europeo ma anche dal Canada, dagli
Stati Uniti, dalla Yale University… Abbiamo invitato i migliori esperti nel settore
e soprattutto ciò che stiamo cercando di fare è unire esperti nella metodologia dell’"evidence
base medicine": quindi metodologia, linee-guida ed esperti di malattie rare per trovare
insieme una sintesi ed elaborare una metodologia idonea per fare linee guida per la
cura delle patologie rare.
D. – Una patologia si definisce rara quando viene
contratta da meno di cinque persone ogni diecimila abitanti. Una condizione che però
limita la ricerca soprattutto delle industrie farmaceutiche private. Come è possibile
coinvolgere maggiormente i privati nella ricerca?
R. – Ci sono sicuramente
incentivi di natura economica perché, per esempio, le industrie che si impegnano a
elaborare – a produrre, in ultima analisi – i farmaci orfani hanno una esclusività
di mercato di 10 anni. Poi, hanno facilitazioni anche di natura scientifica. Possono
ovviamente partecipare a tutti i bandi della Commissione europea e questa è una grandissima
possibilità.
D. – Questo è importante perché il valore della persona è superiore
a qualunque cifra e in questo modo le persone affette da patologie rare non sono pazienti
di serie B…
R. – Assolutamente. Noi dobbiamo e vogliamo e siamo impegnati fortemente,
anche come Istituto superiore di sanità, a dare questa possibilità ai cittadini con
malattie rare. Sono cittadini uguali agli altri, quindi non solo hanno diritto ad
avere diagnosi in tempo come tutti gli altri ma ad avere anche farmaci che abbiano
la stessa sicurezza degli altri farmaci. Devono avere tutte le opportunità, di diagnosi
e di trattamento.
D. – In questa situazione di crisi economica e di tagli alla
spesa pubblica, la situazione può facilmente peggiorare?
R. – Io direi che
se aumenta la collaborazione, non solo a livello nazionale ma anche internazionale
e transnazionale, in qualche modo si può far fronte a questa crisi economica: possiamo
farcela.
D. – Anche perché a livello internazionale, magari, si riscontrano
più casi e più possibilità di studio… Bisogna capire quali sono le difficoltà maggiori
che incontrano le persone, ma soprattutto le famiglie che hanno un individuo colpito
da una patologia rara…
R. – Le difficoltà sono in termini non solo di gestione
quotidiana, perché poi dopo la diagnosi e il trattamento acuto a livello ospedaliero
ritornano a casa. Va rivista, quindi, tutta la policy che c’è in Italia sulla
famiglia con malattia rara. La malattia rara non colpisce una persona, colpisce un
nucleo familiare e quindi va in questo contesto va rivisto, va rivisitato tutto l’assetto
perché altrimenti veramente si ammala l’intero nucleo famigliare e non la sola persona.
(bf)