di Don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari Le contestazioni
della gente sarda nei confronti di Napolitano sono state l'espressione esasperata
di chi non può nemmeno più contare sul pane quotidiano. Vero è che il Presidente non
è una banca ma è pure vero che è il vertice delle istituzioni. Noi non sappiamo più
a chi rivolgerci. Quando non si riesce a dialogare con le istituzioni locali, che
si può fare? Qui siamo arrivati al punto che è lo Stato stesso ad essere diventato
per certi aspetti ‘strozzino’ delle nostre aziende, per lo più familiari. Penso che
le affermazioni degli indipendentisti non siano credibili, tuttavia ritengo che la
regione Sardegna vanti credito presso lo Stato. La Chiesa locale ha avviato iniziative
importanti come il microcredito e la prevenzione all’usura, che ha mobilitato 2 milioni
di euro. Ma non bisogna dare solo assistenza. Laddove pure si riesce a portare avanti
progetti produttivi e di altissima qualità, restano di nicchia e non risultano sufficienti
a soddisfare la necessità di reddito delle nostre famiglie. Servono dunque politiche
forti e urgenti. All’inizio della Quaresima io invito i miei conterranei a recuperare
la cultura della sobrietà, della prossimità e del fare rete, sperando che torni finalmente
il lavoro. L'analisi accorata di don Lai torna sulla drammatica situazione
economico-siciale che vive la Sardegna, dove il Capo dello Stato si recato in visita
in questi giorni, subendo non poche contestazioni da parte di disoccupati e persone
frustrate da una crisi gravissima. L’indice di povertà relativa raggiunge il 20% della
popolazione. La disoccupazione tocca oltre 250mila persone a cui vanno sommati 113mila
di inoccupati. Nessun settore è stato risparmiato. La stretta sul credito da parte
delle banche è fortissima, iniziano i pignoramenti delle aziende agricole. Si vive
di pensioni minime. (a cura di Antonella Palermo)