2012-02-22 10:27:17

Aiuti della Santa Sede per nove Paesi del Sahel colpiti da siccità e desertificazione


Si è da poco conclusa a Roma la 30.ma Sessione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, l’organismo voluto dal Papa dopo la sua prima visita in Africa, dove rimase impressionato dalla grande tragedia provocata dalla siccità e dalla desertificazione. Parlando ai partecipanti alla Sessione, Benedetto XVI ha rivolto un appello alla comunità internazionale «a considerare seriamente l’estrema povertà» delle popolazioni del Sahel, le cui condizioni di vita si stanno ulteriormente deteriorando a causa di una consistente diminuzione delle risorse alimentari e della carestia provocata dalla mancanza di pioggia e dell’avanzare del deserto. Roberto Piermarini ha chiesto a mons. Giampietro Dal Toso, segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum di cui fa parte la Fondazione, quali iniziative concrete sono state prese nel corso di questa 30.ma sessione del Consiglio di amministrazione dell’organismo vaticano per il Sahel?RealAudioMP3

R. – Anche quest’anno il Consiglio di Amministrazione aveva come primo scopo quello di studiare i progetti che vengono presentati annualmente alla Fondazione per essere finanziati. Quest’anno superiamo i due milioni di dollari in aiuti per quasi 200 progetti che sono distribuiti per i nove Paesi che fanno parte della Fondazione e che riguardano in particolare la lotta alla desertificazione, quindi la lotta alla siccità, l’irrigazione e la formazione. Devo dire che il Consiglio di amministrazione di quest’anno ha avuto come secondo scopo, oltre a quello dell’approvazione dei progetti, anche di fare una riflessione sul senso di una Fondazione pontificia per il Sahel e quindi di rinverdire le motivazioni che a suo tempo avevano portato Giovanni Paolo II a questo gesto profetico: il fatto che si ripresenti quest’anno di nuovo questo problema della siccità dice quanto è importante che si intervenga in questo settore all’interno di questi Paesi. Quindi il Consiglio di amministrazione ha voluto anche riflettere su come implementare e rafforzare la presenza della Fondazione nei nove Paesi.

D. – Quali sono i risichi agroalimentari che stanno colpendo la fascia sahariana in questo tempo?

R. – Come ha detto anche lo stesso Santo Padre nel discorso che ha rivolto ai membri del Consiglio di amministrazione, al momento, c’è anche una difficoltà in più rispetto agli altri anni nel Sahel e cioè la mancanza di piogge dell’anno scorso. La siccità causata dalla mancanza di piogge ha anche una ricaduta negativa sull’agricoltura e quindi ne è risultata una mancanza di cibo che avrà il suo apice nei prossimi mesi. Questa è una situazione abbastanza diffusa, che ovviamente preoccupa, però nello stesso tempo dobbiamo dire che sia la comunità internazionale sia, nello specifico, alcuni organismi cattolici stanno cercando di intervenire per prevenire questa crisi. Nella gravità della situazione stiamo mettendo in opera le condizioni per evitare di arrivare a una situazione gravemente compromettente.

D. - Che quadro è emerso della situazione sociopolitica e religiosa dei vari Paesi del Sahel secondo le testimonianze offerte dai vescovi della regione?

R. – Dobbiamo pensare che si tratta in larga parte di Paesi dove la Chiesa è una minoranza, in alcuni casi una minoranza veramente minuscola, in un ambiente segnato soprattutto dall’islam o dalle religioni tradizionali. Questo secondo me è un valore in più della Fondazione che è nel concreto anche uno strumento di dialogo concreto con altre religioni e in questo senso lo vogliamo non solo apprezzare ma sostenere, tenendo presente che la Fondazione sostiene l’opera della Chiesa. In una situazione così minoritaria la Chiesa cosa può fare se non testimoniare quello che è? Come ci sta insegnando il Papa insistentemente in questi ultimi tempi, la fede si manifesta nelle opere e quello che riusciamo a manifestare attraverso la carità vuole essere alla fine nel piccolo, nel possibile, una testimonianza di Cristo. (bf)







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