Mons. Leuzzi sui pronto soccorso a Roma: se il malato non viene accolto è in crisi
la stessa società
L’emergenza dei pronto soccorso a Roma. La presidente della Regione Lazio, Renata
Polverini, ha convocato il direttore generale del Policlinico Umberto I di Roma, Antonio
Capparelli. Nel pomeriggio incontrerà i direttori generali degli ospedali dotati di
pronto soccorso. Intanto, i Nas hanno effettuato controlli al Policlinico Tor Vergata
e al San Camillo riscontrando “condizioni precarie di sovraffollamento”. Alessandro
Guarasci ha sentito monsignor Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale
sanitaria della diocesi di Roma e cappellano di Montecitorio:
D. – Come commenta
questi ripetuti casi di malasanità nei pronto soccorso a Roma?
R. – Ci sono
carenze di organico e difficoltà di ospedalizzazione, è vero. Però è anche vero che
probabilmente bisogna, un po’ a monte, rivedere quel rapporto tra medico-paziente
che sul territorio deve avere anche una sua altissima competenza, in modo tale da
evitare il sovraffollamento. E’ necessario che tutte le istituzioni e tutti coloro
che sono impegnati nella sanità facciano un grande sforzo per recuperare quel rapporto
di reciproca fiducia, di solidarietà, di disponibilità che certamente c’è, ma che
deve essere potenziato proprio perché siamo di fronte a una situazione, anche economico-finanziaria,
che tante volte può creare dei problemi per la presenza di nuovi posti letto. Dove
il malato non viene accolto bene, non viene assistito bene, è in crisi la stessa società.
D.
– E' in gioco la dignità della persona, la vita?
R. – Serve potenziare quelle
capacità relazionali di servizio in modo tale che il malato possa in ogni momento
ricevere quell’assistenza e quel servizio sanitario adeguato alle varie situazioni.
D. – Secondo lei, bisognerà prima o poi porre un fine ai tagli nel settore sanitario?
Il sociale non va tutelato con una certa attenzione?
R. – Una società dipende
molto, si qualifica per la sua attenzione al malato, alla malattia. Bisogna restaurare
e recuperare un nuovo clima di fiducia nella sanità. Non sarà l’efficienza a garantire
la dimensione umana nella sanità, ma sarà soltanto un’anima di piena solidarietà,
di collaborazione, di rispetto della persona umana, che può veicolare le risorse –
anche quando sono poche – verso una sanità sempre più efficiente. (mg)