India. Il neo cardinale Alencherry: l’intolleranza contro i cristiani fenomeno di
pochi estremisti
L’estremismo religioso è un fenomeno minoritario in India, anche se si è macchiato
di delitti “atroci” con la complicità di alcuni partiti che vogliono strumentalizzare
la religione a scopo elettorale. Ad affermarlo è stato il neo-cardinale indiano George
Alencherry in un’intervista rilasciata a Roma all’agenzia Ucan poco prima di ricevere
sabato la berretta cardinalizia dal Santo Padre. I gruppi estremisti indù – ha spiegato
il neo-porporato - vedono la Chiesa come “una minaccia”, nonostante rappresentino
neanche l’1,9% della popolazione, e attraverso le loro lobby sono riusciti a trovare
ascolto presso il Governo e a fare valere le loro rivendicazioni contro i diritti
dei cristiani. Questo - ha precisato il cardinale Alencherry – non significa che
“tutto l’induismo sia intollerante: la grande maggioranza degli indù vivono con noi
in armonia e pace e vedono anche positivamente il cristianesimo in India”. Nonostante
la Costituzione indiana garantisca la libertà religiosa – ha aggiunto – a volte lo
Stato protegge gli estremisti, perché “alcuni partiti sfruttano le tensioni religiose
per ottenere più voti”. Il neo-cardinale ha inoltre invitato il Governo a cambiare
le sue politiche discriminatorie nei confronti dei dalit (fuori casta) cristiani.
I dalit convertiti all’Islam e al cristianesimo – lo ricordiamo - sono tuttora esclusi
dai benefici costituzionali riconosciuti alle caste basse indù e sikh. Il pretesto
è che i cristiani e musulmani non riconoscono il sistema castale, ma, secondo il cardinale
Alencherry, il vero motivo è il timore che se queste discriminazioni su base religiosa
fossero abolite ci potrebbero essere massicce conversioni al cristianesimo. Anche
se nessuno lo dice esplicitamente, ha detto - sotto sotto il cristianesimo è percepito
“come una minaccia alla religione maggioritaria, l’induismo”. (L.Z.)