Il Papa presiede il Rito delle Ceneri all’Aventino. La riflessione di mons. Sigalini
sulla Quaresima
Oggi, Mercoledì delle Ceneri, Benedetto XVI presiederà la tradizionale Stazione Quaresimale
sull’Aventino, a partire dalle ore 16.30 nella chiesa di Sant’Anselmo. Si terrà quindi
la processione verso la Basilica di Santa Sabina. Qui avrà luogo la celebrazione dell’Eucaristia
con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri. Sul significato di questo tempo
forte per la vita dei cristiani, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo
di Palestrina, mons. Domenico Sigalini:
R. – Il cammino
della Quaresima per un cristiano è importante come la primavera per la natura, perché
è la primavera dello spirito. E’ il momento in cui rinasce, riprende il cammino verso
la santità. Noi siamo convinti che come cristiani non possiamo ridurre la nostra risposta
ai doni di Dio soltanto a qualche gesto di cortesia o a qualche elemento funzionale
alla buona educazione. Noi siamo coinvolti da Dio nel suo grande disegno di salvezza
per l’umanità: dare all’uomo la speranza che tante volte tradisce, ridare alla gente
un’apertura verso il trascendente, verso di Lui, e allo stesso tempo riscoprire il
Vangelo come percorso che ci aiuta ad incontrare Dio nelle persone e le persone dentro
le loro fatiche, le loro gioie, le loro speranze.
D. – Nel Messaggio per la
Quaresima, Benedetto XVI mette l’accento sulla responsabilità verso il fratello, e
mette in guardia dall’anestesia spirituale che rende ciechi alle sofferenze altrui:
un richiamo anche particolarmente attuale, visti i tempi in cui viviamo?
R.
– E’ esatto. E anche molto forte, che esige un grande equilibrio. Di fatto, il Papa
propone l’esempio negativo che ci viene da un episodio del Vangelo, quello del Buon
Samaritano che viene lasciato mezzo morto sulla strada da gente che va dritta, consapevole
di essere stata al servizio del Tempio senza accorgersi, però, che questo Tempio è
allargato a tutti i poveri che incontra. Ciò per dire che questa anestesia spirituale
colpisce tutti: colpisce gli uomini di Chiesa, colpisce chiunque si rinchiuda nel
suo egoismo. Esige e sollecita, quindi – dice il Papa – la consapevolezza di avere
una responsabilità verso gli altri. A me pare che questo sia importante. E c’è un
altro accenno che vale la pena di sottolineare, che non è soltanto l’attenzione all’altro
perché ha bisogno, perché bisogna essere generosi: c’è anche una solidarietà nel cogliere
che siamo chiamati a fare il bene, quindi nel vedere anche i comportamenti e vedere
se questi comportamenti sono impostati sul Vangelo o se invece sono impostati su qualcos’altro.
E’ un atteggiamento difficile, ma ricordarci a vicenda che dobbiamo puntare più in
alto è un’opera quaresimale eccezionale.
D. – Il Papa, nel Messaggio, sottolinea
appunto l’importanza e il richiamo a un aspetto della vita cristiana che pare caduto
in oblio: la correzione fraterna…
R. – Noi cristiani siamo sempre stati un
po’ puntati, perché facciamo i moralizzatori. Ecco: il Papa non dice questo. Non ci
chiede di fare i moralizzatori, ma dice che la nostra esperienza cristiana – se vuole
essere fedele al Vangelo e quindi anche all’uomo, alla donna che incontra – dev’essere
capace anche di alzare il livello della nostra prospettiva, della prospettiva di tutti.
Cioè, deve vedere che dentro ai mali del mondo c’è un’assenza di Dio e che questa
va sottolineata. Non si giudica ma si coglie la strada che occorre seguire per cambiare.
D.
– Quale augurio si sente di fare ai fedeli, non solo della sua diocesi, e agli ascoltatori
della Radio Vaticana, per questo inizio di Quaresima?
R. – Io vi auguro di
incominciare decisi, di non stare a voltarvi indietro e di prendere tutti i giorni
il Vangelo come l’ispirazione fondamentale della giornata. (gf)