Politiche per la famiglia e rilancio della cultura familiare al centro di un convegno
a Roma
Sostegno economico ai nuclei familiari, ma anche rilancio della cultura della famiglia:
è quanto emerso al convegno “Famiglia e politica: un binomio possibile? Le provocazioni
della Familiaris Consortio”, che si è tenuto a Roma. A intervenire anche Andrea Riccardi,
ministro della Cooperazione e integrazione, con delega alla Famiglia. Il servizio
di Debora Donnini:
“Le autorità
pubbliche devono fare il possibile per assicurare alle famiglie tutti quegli aiuti
– economici, sociali, educativi, politici, culturali – di cui hanno bisogno per far
fronte in modo umano a tutte le loro responsabilità”. Queste parole scritte più di
30 anni fa da Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio
sono state il punto di partenza della discussione. Nodo centrale, quello delle politiche
familiari in un’Italia con una natalità fra le più basse del mondo. Le parole del
ministro Andrea Riccardi a margine del convegno:
“Credo che il discorso
del fattore familiare sia un discorso importante ma credo che, ancora di più, vadano
fatte delle politiche rapide di sostegno alla famiglia e a chi decide di avere figli.
Penso anche alle tante difficoltà. Recentemente ho proposto la questione dei prodotti
per l’infanzia che, nel nostro Paese, costano di più - del 20, 30 per cento e oltre
- rispetto agli altri Paesi, tanto che alcuni genitori vanno a comprarli all’estero.
E’ un modo, anche questo, di aiutare la famiglia”.
All'incontro, sono intervenuti
anche diversi esponenti politici e il professore di economia, Stefano Zamagni. Il
Forum delle famiglie già da tempo insiste sulla proposta del “fattore famiglia” per
tenere conto, nel sistema fiscale, del numero dei figli a carico. Al presidente dello
Forum, Francesco Belletti, presente all’incontro, abbiamo domandato cosa chiede
il Forum alle istituzioni in questo momento:
R. - Noi chiediamo, in generale,
che la famiglia non sia più a piè di lista, ma sia al primo posto nell’agenda del
Paese, perché siamo convinti che sia il luogo che sta tenendo insieme il Paese: è
un fattore di solidarietà, protegge i giovani e gli anziani, con servizi sempre meno
diffusi e con una disoccupazione giovanile alle stelle. Quindi, senza la famiglia
questo Paese avrebbe un grado di conflittualità molto più forte. Bisogna, perciò,
partire dalla famiglia come una risorsa su cui investire, e le due richieste su cui
abbiamo già contattato il governo sono: una seria revisione del fisco a favore delle
famiglie con figli.
D. – Con il cosiddetto "fattore famiglia”?
R. –
Sì, con il "fattore-famiglia". E poi con misure di conciliazione famiglia-lavoro.
E’ in corso la discussione sulla riforma del lavoro: come per il fisco e per la riforma
del lavoro, non ci sarà equità se non saranno a misura di famiglia.
D. – A
chi dice che non ci sono i soldi, cosa rispondete?
R. – Prima di tutto, dico
che si potrebbero fare misure equilibrate, anche a costo zero, riequilibrando i carichi
fiscali e i costi delle misure su chi è stato finora avvantaggiato. Dico, inoltre,
che possiamo tranquillamente adottare una politica di gradualità: non chiediamo tutto
subito, possiamo partire dalle famiglie con bambini piccoli. L’importante è che venga
riconosciuto il criterio: l’equità a misura di famiglia è un dato di civiltà che il
nostro Paese non può più dimenticare.
D. – E la natalità è anche un fattore
di sviluppo…
R. – E’ un dato abbastanza semplice da vedere. Tutti i Paesi in
via di sviluppo hanno anche buoni tassi di natalità e le nazioni, in Europa, che resistono
di fronte alla crisi non sono demograficamente bloccate. (v.v.)