Honduras. Incendio nel carcere: salgono a 359 le vittime. Intervista con il vescovo
di Comayagua
E’ salito a 359 vittime il bilancio dell’incendio che mercoledì scorso ha devastato
il carcere di Comayagua in Honduras: ieri è morto un detenuto di 30 anni in seguito
alle ustioni. Le autorità locali hanno reso noto che nel rogo è morta anche una donna
che era nel carcere per visitare il marito. Su questa tragedia, Patricia Ynestroza
ha intervistato mons. Roberto Camilleri vescovo di Comayagua:
D. - Il carcere
di Comayagua era destinato a circa 250 detenuti: aveva invece oltre 850 carcerati,
quasi 4 volte di più. Il sovraffollamento è un problema che riguarda tutte le carceri
del Paese ed è dovuto al sistema giuridico dell’Honduras che presenta gravi ritardi.
La metà delle persone si trova in carcere senza avere una sentenza definitiva. Ci
sono grandi ritardi nei processi. E’ qualcosa di vergognoso! Ci sono tante persone
in carcere semplicemente perché indagate, ma non ancora riconosciute definitivamente
colpevoli. Il sovraffollamento, poi, causa epidemie, come la tubercolosi, e causa
anche la violenza tra i detenuti costretti a vivere gomito a gomito in celle strapiene
di persone. In tale situazione abbiamo avuto questo incendio: è stata una vera catastrofe!
Ora c’è un’indagine, si cerca di capire se le cause sono state dolose o se c’è stato
un corto circuito o qualcos’altro.
R. – Com’è stato accolto il messaggio del
Papa?
D. - Il messaggio di cordoglio del Papa è stato molto ben accolto sia
dai feriti che dai familiari delle vittime. Il Papa nelle prossime settimane verrà
in America, in particolare in Messico che è un Paese che ha molti problemi in comune
con l’Honduras: violenza, povertà, narcotraffico. La povertà nel nostro Paese è sempre
alta e continua ad aumentare. Inoltre, siamo il Paese non in guerra più violento del
mondo con più morti ammazzati al giorno. Ma sappiamo che non ci può essere progresso
vero se c’è violenza, odio, vendetta. Tutto questo causa l’emigrazione. Su oltre 7
milioni di abitanti, un milione di honduregni sono emigrati negli Stati Uniti, in
gran parte illegalmente. Emigrano a rischio della vita e sono tanti quelli che muoiono
nel viaggio, nascosti in treno o attraverso il deserto. Quelli che arrivano e trovano
lavoro aiutano molto il Paese inviando i loro guadagni alle famiglie. Ecco, questa
è la nostra situazione e aspettiamo dal Papa un messaggio di speranza.