Siria. L'esercito spara contro la folla a Damasco. Padre Pizzaballa: verso la guerra
civile
È di almeno un morto e di un numero ancora imprecisato di feriti il bilancio provvisorio
della repressione delle forze di sicurezza siriane che questa mattina hanno aperto
il fuoco sulla folla che stava partecipando al funerale di un dissidente a Damasco.
Un appello allo stop alle violenze, rivolto sia al governo sia ai suoi oppositori,
viene dal sottosegretario cinese agli Esteri, che oggi ha incontrato il presidente
Assad. Roberta Barbi:
“La Siria
si sta confrontando con il tentativo di dividerla e di indebolire la sua posizione
geopolitica”. Così il presidente siriano Assad ha parlato alla tv a margine del suo
incontro di oggi con il sottosegretario cinese agli Esteri, Zhan Jun, giunto a Damasco
per confermare l’appoggio al governo siriano. La Cina, che già aveva votato contro
la risoluzione dell’Onu approvata giovedì scorso, ha ribadito che la “sovranità, l’unità,
l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria devono essere rispettate dalla
comunità internazionale”, pur sollecitando sia il governo sia gli oppositori a porre
fine alle violenze, auspicando, inoltre, che il prossimo referendum sulla nuova Costituzione
apra la strada al pluralismo. “È nell’interesse del popolo siriano – ha detto Zhai
Jun – ristabilire la calma il più presto possibile”. Intanto gli attivisti riferiscono
che le forze hanno aperto il fuoco sulla folla che stava partecipando al funerale
di un dissidente a Damasco, nel quartiere di Mezze. E sempre da questa mattina alcuni
droni statunitensi stanno sorvolando il Paese per monitorare gli attacchi delle truppe
di Assad alla popolazione, che stanno proseguendo anche a Homs. Il Senato americano,
inoltre, ha approvato all’unanimità una risoluzione non vincolante di condanna delle
violenze perpetrate contro il popolo siriano. Infine, oggi, due navi militari iraniane
hanno attraversato il Canale di Suez dirette verso la Siria, in virtù di un accordo
siglato un anno fa tra Damasco e Teheran sulla possibilità di esercitazioni navali
congiunte.
A preoccupare, intanto, sono soprattutto le condizioni della popolazione
civile, colpita, oltre che dalle violenze, anche da pesanti difficoltà economiche.
Massimo Pittarello ne ha parlato con il Custode di Terra Santa, padrePierbattista Pizzaballa:
R. – In Siria,
c’è già da tempo un embargo economico che sta influendo moltissimo, oltre che sul
turismo delle proprie regioni, anche sulle attività commerciali che erano molto importanti
per l’economia siriana, così anche per i prodotti agricoli. Tutto questo, insieme
alla situazione di mancanza di sicurezza nel territorio, ha creato una situazione
veramente molto pesante per la gente, che quindi non ha chiare prospettive in questo
momento.
D. - Gli operatori cattolici che sono nel Paese rischiano di essere
abbandonati?
R. - Da un punto di vista spirituale e morale sicuramente no.
Diciamo che le relazioni in questo momento non sono facili, quindi non è possibile
essere vicini come lo si era una volta, per le ragioni legate appunto al conflitto
interno; ma comunque le relazioni ci sono, si trovano sempre le vie per comunicare,
per incontrarsi.
D. - Qual è la situazione dei dispensari medici gestiti dai
frati francescani?
R. - Si trovano soprattutto al Nord. Al confine con la Turchia,
c’è una zona abbastanza povera. Dove ci sono frati e suore, finora i dispensari hanno
lavorato a pieno ritmo, e accolgono uomini e donne senza nessuna distinzione. Tra
un po’, si tratterà di trovare le vie per rifornire questi dispensari di medicinali
e delle attrezzature necessarie.
D. - Quello che sta accadendo in Siria può
essere considerata una guerra civile?
R. - Abbiamo paura a pronunciare la parole
“guerra civile”, ma si sta andando in quella direzione, i segnali portano in quel
senso purtroppo. Non c’è una guerra generalizzata, non c’è un fronte aperto su tutto
il Paese; ci sono zone che sono più tranquille ed altre molto più insicure, però purtroppo,
tutto fa pensare a questo.
D. - Una soluzione militare potrebbe anche, e probabilmente,
peggiorare la situazione?
R. - Assolutamente sì. Scatenerebbe, secondo me,
delle reazioni impreviste ed imprevedibili. Credo che la soluzione non possa essere
militare.
D. - Vuole lanciare un appello per un contributo agli aiuti umanitari
ai frati francescani che operano nella regione?
R. - Abbiamo bisogno di aiuto
per tutti i frati che sono i nostri confratelli, ma non solo, che operano nella regione,
che hanno bisogno di sostegno soprattutto al Nord per le attività di sostegno alla
popolazione, senza nessuna distinzione di religione e di provenienza. (bi)