di Raffaele Cantone, magistrato della Corte di Cassazione Mani Pulite
è stata una grande occasione sprecata. Il rammarico più evidente è che non si sia
riusciti in modo rilevante ad incidere sulla corruzione e che anzi, passati vent'anni,
la situazione sia da considerarsi peggiorata. Quell’indagine doveva essere lo stimolo
per intervenire sui fattori criminogeni, per creare meccanismi di prevenzione dei
fenomeni di corruzione, inserendo anticorpi giusti nella pubblica amministrazione
e nel sistema politico. Invece, dal punto di vista normativo e degli interventi di
sistema, si sono smantellati spesso i controlli, anche da parte dei giudici penali.
Con una logica spesso non di lungo respiro e dimenticando che la corruzione incide
anche sulla vita economica. Il magistrato sottolinea come l’essere posizionati
molto in basso nella classifica della corruzione percepita significhi perdere almeno
l’1% di Pil perché molte imprese sono scoraggiate nell'investire nel nostro Paese
vedendo nella corruzione un traino negativo. Sul disegno di legge anti-corruzione
Cantone precisa che "così come è serve a molto poco perché non si è intervenuti in
modo significato nella parte della prevenzione amministrativa e si è intervenuti assolutamente
in maniera non significativa sulla parte penale. Semplici manifesti pubblicitari -
chiosa - non servono a niente". E' il tema della prescizione una delle vere emrgenze:
"Troppi processi si chiudono con la prescrizione", afferma Cantone. "L’altro nodo
vero attiene ai controlli. Nel corso degli anni - ricorda - i meccanismi dei controlli
sono stati assolutamenti scardinati. Un esempio per tutti è la figura del segretario
comunale che non è più funzionario dello Stato ma è scelto dai sindaci nell’ambito
degli iscritti all'Albo. Noi abbiamo bisogno di controlli seri ma soprattutto indipendenti.
Dalla metà degli anni ’90 alla metà degli anni duemila abbiamo pensato che l’efficienza
del sistema potesse avvenire abbattendo i controlli. Non è così: è vero che bisogna
evitare controlli burocratici che fanno perdere tempo ma bisogna ricordarsi che il
controllo è il primo vero filtro rispetto all’illegalità e al malcostume". Sulle dimissioni
del presidente tedesco, il magistrato commenta che sono da intendersi come una cosa
assolutamente normale. "Quando in gioco viene messa l’immagine di un soggetto che
riveste un ruolo pubblico è doveroso, nello stesso interesse del soggetto, scindere
la propria posizione da quella che è la posizione istituzionale". (a cura di Antonella
Palermo)