Quaresima: il filosofo Cacciari commenta il Messaggio del Papa
"La Chiesa si appella
alle ragioni della solidarietà, alla centralità della persona in tutti gli affari
economici, sociali amministrativi. Sono riflessioni sempre attuali e nello stesso
tempo sempre più, non dico lontane, ma meno incisive su una realtà che si è nel frattempo
tremendamente evoluta nella realtà della globalizzazione, del capitale finanziario,
nella realtà dove domina il denaro". Il filosofo Massimo Cacciari, commenta alla Radio
Vaticana in diretta il Messaggio del Papa per la Quaresima 2012 dal titolo:" Prestiamo
attenzione gli auni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere
buone". La globalizzazione rafforza questa dimensione sociale del peccato ricordata
dal Papa. "Proprio la situazione attuale fa si che il peccato abbia una
valenza assolutamente globale. Bisogna capire, finalmente, che il peccato
è una grande movimento politico, globale, univesale". "Quanta teologia
e quanta teologia politica si è spesa per vedere fino a che punto le Istituzioni contrastano
questo grande movimento di peccato, fino a che punto invece non ne fanno parte". "E’ proprio questo il grande dramma del cristianesimo originario. L’impero, le
Istituzioni, fanno parte del grande movimento del peccato o sono invece una forza
che lo trattiene, che lo arresta? La rispsota è assolutamente problematica. Le Istituzioni
sono una cosa e l’altra. Certo lo arrestano, certo lo contengono, ma ne fanno parte.
Lo vediamo anche nelle politiche attuali. Certo da un punto di vista cercano di salvare
la baracca. Cercano che non crolli tutto l’aparato dello stato sociale, che non crolli
tutta la solidarietà, ma nello stesso tempo devono rincorrere i processi fondamentali
della globalizzazione finanziaria, e ne sono in qualche modo anche sudditi. Sono l’una
cosa e l’altra, non c’è nulla da fare". L' attuale crisi porta l’uomo a perdere il
valore della felicità, e quindi il valore dell’amore per la vita alla base del bene
comune. "E’ questo il grande rischio che corriamo. Noi ormai crediamo sempre meno
di poter essere felici. Che la felicità non è un’idea astratta, è qualcosa che possiamo,
che è in nostro potere raggiungere. Quando crollerà questa fede, nel senso più
pieno, autentico e reale del termine, la vita varrà meno. Questo è il dramma che stanno
correndo soprattutto le nuove generazioni. (intervista di Luca Collodi)