2012-02-17 14:42:11

Le difficoltà delle giovani coppie in un convegno sui primi anni del matrimonio alla Lateranense


Costruire una famiglia duratura, che contribuisca al bene comune della società. Questi i temi del dibattito che si è svolto alla Pontificia Università Lateranense di Roma, nell’ambito del “Seminario di studi sui primi anni del matrimonio” promosso dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Un’analisi sulle difficoltà delle giovani coppie in un periodo di crisi non solo economica. Il servizio di Michele Raviart:RealAudioMP3

I primi anni di matrimonio sono anni decisivi per la tenuta di una coppia e trovare un equilibrio tra i tempi da dedicare alla famiglia e tempi da dedicare alla professione, in una società in cui sempre più spesso entrambi i coniugi lavorano, rimane una delle prove più difficili da superare. L’obiettivo deve essere quello di armonizzare i due aspetti, che contribuiscono reciprocamente a dare dignità alla persona umana. Carl A. Anderson, supremo cavaliere dei Cavalieri di Colombo:

"The question of balancing work and family…
La questione di trovare un equilibrio tra il lavoro e la famiglia è qualcosa con cui ogni coppia sposata deve confrontarsi, specialmente nei primi anni di matrimonio. Non c’è una soluzione immediata per quel problema. Quello che le giovani coppie possono davvero fare è capire che hanno una vocazione al matrimonio e una vocazione al lavoro e che entrambe quelle vocazioni sono radicate nella vocazione fondamentale cristiana all’amore. Capiscono che c’è questa complementarietà alla base delle due vocazioni, che renderà loro possibile una piattaforma dalla quale armonizzare i conflitti quando si presenteranno".

Amore e lavoro erano già stati identificati da Freud come i due poli entro i quali si configura l’identità adulta. Un binomio sempre più difficile da realizzare contemporaneamente, in questo periodo di incertezza economica, nel quale la famiglia sembra essere relegata in secondo piano. La prof.ssa Eugenia Scabini, direttore del Centro studi e ricerche sulla Famiglia all’Università Cattolica di Milano.

“La preoccupazione fondamentale è sul mondo del lavoro e il fare famiglia è un obiettivo sempre più posposto nel tempo e vissuto fondamentalmente quasi solo in termini di scelta rischiosa. Anche il sociale deve vivere la famiglia non più in termini privatistici, ma come qualcosa di assolutamente importante per la società”.

A essere in discussione è il concetto di “generatività”, cioè non solo il prendersi cura dei propri figli, ma impegnarsi a favore delle nuove generazioni, trasmettendo una progettualità sociale nel lavoro e nelle professioni. Ed è proprio la mancanza di un progetto a lungo termine una delle caratteristiche riscontrate nelle giovani coppie. Un’immagine superficiale della famiglia, rilanciata anche nei media e nei prodotti d’intrattenimento. Il dott. Francesco Belletti, direttore del Cisf di Milano:

“La coppia viene raccontata come un luogo della discontinuità, dove il progetto di coppia non è mai un progetto per sempre, dove c’è grande istintività che poi genera rovine. Ciò che invece va raccontato oggi è la possibilità di un progetto, cioè la possibilità che due persone si promettano un impegno e siano capaci di generare bene comune. Che vuol dire generare figli: vuol dire generare responsabilità sociale, essere cittadini attivi in questo Paese”.

Un vincolo permanente che la Chiesa sancisce col matrimonio, un Sacramento del quale spesso sono sottovalutate le salvifiche implicazioni teologiche. Don Carlo Rocchetta, direttore del Centro familiare “Casa della Tenerezza”di Perugia:

“Questa realtà della coppia non si costruisce da soli: con il Sacramento delle nozze, gli sposi sono inseriti nell’alleanza di Cristo con la Chiesa. Quindi, c’è la presenza dello Spirito. Ci sono dei doni del Sacramento che sono un valore aggiunto. Gli sposi non sono soli, Cristo cammina con loro. Bisognerebbe far riscoprire il significato teologico di questo Sacramento, perché purtroppo lo si intende più come una benedizione lontana, una cerimonia, mentre in realtà è un evento di grazia che trasforma il cuore degli sposi e li rende capaci di amarsi come Cristo ha amato la Chiesa”.

E se “non si sposa solo una persona, ma una relazione con una persona”, il completo dono di sé all’altro può essere il solo modo per costruire una solida prospettiva di vita comune.(ap)







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